Tutti abbiamo bisogno di amore, di conferme, di legami e siamo quindi in una certa misura dipendenti dagli altri. La dipendenza non è di per sé qualcosa di negativo in quanto non esiste una persona che possa dichiararsi indipendente dal contesto e dalle circostanze relazionali. Una completa indipendenza non è pensabile né sana.
Nelle relazioni d'amore più sane e positive viene mantenuta l'autonomia dei due soggetti distinti ed esiste un certo grado di dipendenza reciproca che non impedisce il distacco ma arricchisce le singole individualità e ne favorisce la crescita.
Nelle forme di dipendenza affettiva, l'amore incatena, fa soffrire, riduce l'autostima e la fiducia in sé. Chi vive i rapporti in modo dipendente non cerca l'amore bensì un rapporto fusionale con una persona vissuta in funzione del suo bisogno di colmare i suoi vuoti.
La dipendenza patologica, di qualsiasi tipo di dipendenza si tratti, è sempre una discesa verso un paradiso artificiale, nel quale sprofonda un essere vulnerabile che cerca al di fuori quello che non trova dentro di sé. Purtroppo per il dipendente, il rimedio è peggiore del male che cerca di sfuggire e la realtà si ripresenta presto più angosciante di prima.
La dipendenza affettiva rientra tra le “New Addiction”, nuove dipendenze comportamentali: dipendenze senza oggetto che includono, tra l'altro, la dipendenza da gioco, da internet, da sport. Essa non è un disturbo autonomo ma comprende un insieme eterogeneo di disturbi che presentano caratteristiche sintomatologiche comuni, ossia comuni modalità disfunzionali di gestione, di problematiche emotive profonde che possono essere anche tra loro molto diverse.
La dipendenza affettiva porta a intraprendere relazioni amorose su basi fragili. Questa condizione non è rara, molte persone ne soffrono. Non per questo sono da considerare “malate”, ma è vero che potrebbero vivere molto meglio moderando o risolvendo questa condizione di disagio.
Caratteristiche comuni a chi soffre di dipendenza affettiva
La persona che soffre di dipendenza affettiva ha un vuoto interiore, una scarsa fiducia in sé, ha un'autostima traballante che vacilla al primo colpo di vento. Cerca costantemente, nello sguardo del partner, l'approvazione: un complimento,un giudizio positivo che attesti il suo valore. L'altro fa da specchio, svolge la funzione di spazzare via i dubbi su se stesso. La ricerca di conferme va a discapito della propria individualità.
Vediamo per punti alcuni aspetti che accomunano queste persone:
- Non si amano. Soffrono perché non sono capaci di amare il proprio essere sofferente, carente di amor proprio. Cercano al di fuori di sé l'amor proprio che non sono riusciti a sviluppare.
- Hanno sete d'amore. Sono come secchi bucati, neppure l'amore di tutta la terra riuscirebbe a soddisfarli.
- Non hanno rispetto per sé. Rischiano di tollerare comportamenti iniqui.
- Vivono il partner in modo strumentale e finzionale, più che come una persona reale. Il potere che l'altro può avere sul dipendente è il potere che il dipendente gli accorda.
Origini della dipendenza affettiva
Le radici della dipendenza affettiva si possono ricercare nel legame infantile di attaccamento madre – bambino e nelle dinamiche familiari. Di volta in volta vere e proprie esperienze di maltrattamento o vissuti di trascuratezza o ancora un'educazione viziante o iper-responsabilizzante possono essere all'origine del vuoto affettivo e del senso di inadeguatezza personale che caratterizza chi ne soffre.
Modi in cui si manifesta
Nella mia esperienza clinica la dipendenza affettiva è un disagio molto frequente che può presentarsi in forme molto diverse tra loro. Cercherò di tratteggiare quelle che ritengo le manifestazioni principali che non vanno intese come modalità stabili ma come fasi della vita affettiva che possono anche alternarsi tra loro, oltre che evolvere in relazioni affettive “sane” e appaganti:
Ossessionata dal partner sbagliato
L'affetto è rivolto al vuoto, cioè a una persona che non lo ricambia. Nonostante i molti segnali di assenza di un amore sano la persona insiste nell'immaginare che, in realtà, l'altro la possa amare e continua a coltivare una più o meno consapevole illusione. Se l'altro risponde in modo ambivalente la persona resta appesa a questa flebile speranza. C'è un pensiero ossessivo rivolto alla persona amata: lo sguardo è fisso al telefono, in attesa di una sua chiamata o di un suo messaggio. La dipendenza è strettamente legata al rifiuto e, se non ci fosse il rifiuto, probabilmente finirebbe presto.
Giulia scopre che il partner è una persona sposata, comprende che questo rapporto non è sano ma ne è “ossessionata” ci pensa in continuazione non riesce a farne a meno.
Co-dipendente
La persona non è in grado di uscire da una relazione con un partner affetto da dipendenza, relazione che essa stessa riconosce essere insoddisfacente e autodistruttiva. Essa per sentirsi indispensabile e quindi degna di amore assume il ruolo di persona“salvifica” senza che l'altro ne faccia richiesta e a discapito dei continui messaggi di rifiuto. In questo modo, mette da parte se stessa e mette in atto dei comporamenti di “aiuto” e “protezione” che vanno a rinforzare la dipendenza stessa del partner.
Anna cerca di “salvare” il marito dipendente dal gioco che non intende farsi aiutare. L'uomo non riconosce il suo problema di gioco, si indebita, vende oggetti personali e può trascorrere anche intere giornate fuori casa, ma quando torna trova sempre la porta aperta.
Aggressiva
Pretende che il partner diventi la persona che si aspetta. Scatena numerosi litigi nella coppia, a forza di pretendere maggori attenzioni, accusando l'altro di trascurarla. Alternativamente lamentosa e aggressiva soffre e fa soffrire chi le sta accanto. Rischia di “sfinire” il partner per via di questi attacchi da “mancato affetto”.
La relazione di Maria con il fidanzato è costellata di litigi. Maria non accetta i difetti del ragazzo, ha delle reazioni aggressive quando lo sente distante, non rassicurante, lo attacca duramente e si aspetta di essere capita nella sua insicurezza.
Idealizzante
Il partner diventa il centro dell'universo di questa persona che, quando vive una relazione, si allontana da tutto e da tutti. Si possono perdere gli amici, allontanarsi dalla propria famiglia, mettere da parte gli interessi precedenti, tutto viene fatto insieme al compagno. Compare anedonia, la vita diventa grigia, vuota, poco interessante e la relazione rischia di diventare soffocante per il partner che rischia di stancarsi e di materializzare la più grande paura della persona che soffre di dipendenza affettiva: l'abbandono.
Marco è distrutto perché è stato lasciato dalla compagna, ha alle spalle molte storie finite male. Da solo non sa stare: nella sua vita è passato da una relazione all'altra e quando si lega a qualcuno si dedica totalmente a questa persona, mette da parte i suoi interessi e le sue amicizie, si impigrisce.
La psicoterapia
Per uscire dalla dipendenza affettiva è in primo luogo importante rendersi consapevoli di che cosa sia un rapporto “sano” e comprendere appieno il proprio stile relazionale disfunzionale.
Uscire dalla dipendenza affettiva significa inotre ritornare ad essere padroni di sé e a fare esperienza di una gestione più funzionale del proprio modo di vivere le relazioni.
La psicoterapia riveste il ruolo di contenitore supportivo, la relazione psicoterapeutica rappresenta una base sicura a partire dalla quale la persona che soffre di dipendenza affettiva, ha la possibilità di conoscersi, entrare in contatto con la propria sofferenza, accogliere la propria vulnerabilità, riconoscere i propri bisogni e recuperare il senso del proprio valore, tornando a sentirsi responsabile della propria felicità, senza più delegarla ad altri.
La dipendenza affettiva non è amore, ma mancanza e paura. Una relazione d'amore non potrà mai colmare i nostri vuoti interiori. Mettere fine alla dipendenza affettiva è possibile nel momento in cui si fa pace con se stessi, con i propri limiti e le proprie paure e si è in grado di trovare in se stessi quello che si cercava nell'altro.
Per approfondire suggerisco di leggere:
“La dipendenza affettiva. Ma si può morire anche d'amore?” di Cesare Guerreschi.
“Dire basta alla dipendenza affettiva” di Marie-Chantal Deetjens.
“Donne che amano troppo” di Robin Norwood.
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