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Affrontare la fatica del conflitto

Tutti i giorni viviamo un numero variabile di conflitti, ma spesso tendiamo a sfuggirli e a considerarli come problemi da cui è meglio tenersi alla larga. Eppure, i conflitti possono essere incredibili occasioni di apprendimento su noi stessi e sugli altri, possono aiutarci a incrementare le competenze relazionali e sociali e a migliorare la qualità della nostra vita.

Vediamo come affrontare il conflitto per trasformare la contrarietà in risorsa.

Che cos’è il conflitto e perché può fare paura

Il conflitto è una condizione di antagonismo e di opposizione tra individui che può avvenire per molteplici ragioni: differenza di opinioni, di interessi, di punti di vista, desiderio di potere, di possesso per fare alcuni esempi.

Vivere insieme ad altri comporta inevitabilmente dei conflitti che sono modalità normali di relazione come la buona intesa e la cooperazione.

Tuttavia, pur essendo normale e anche utile, il conflitto può fare paura e si può avere la tentazione di evitalo.

Proviamo ad elencare alcune delle paure più frequenti che ci spingono a evitare i contrasti:

La paura di far soffrire. Come si può entrare in conflitto se ciò può far soffrire il marito, i figli, la famiglia, gli amici?

La paura di soffrire. Tutti ci aspettiamo che un conflitto sia un’esperienza dolorosa da vivere e, temendo di dover vivere sentimenti o emozioni spiacevoli, possiamo evitare di confrontarci.

La paura di non essere più amati. Rischiare di deludere e di non essere più amati è uno dei nostri più grandi timori e può risultare paralizzante.

La paura di essere giudicati. Se ci prendiamo la responsabilità di dissotterrare l’ascia di guerra, temiamo di essere immancabilmente identificati come l’aggressore, il cattivo, il colpevole.

La paura di sbagliare. Dubitiamo della nostra capacità di comunicare, temiamo di non trovare le parole giuste, di fare e dire troppo o troppo poco. Il conflitto può offuscare l’immagine che abbiamo o che vogliamo dare di noi stessi.

La paura dell’ignoto. Che cosa succederà? Niente sarà più come prima. Il conflitto è evidentemente un nuovo stadio nell’evoluzione della relazione. Siamo tutti inquieti di fronte al cambiamento e all’ignoto e dunque come accettare di innescare una crisi che getta nell’incertezza?

La paura nasce dalla visione della differenza come componente minacciosa della relazione: il mito dell’armonia, la convinzione che il conflitto sia equiparabile al dolore, alla sofferenza, all’ingiustizia, alla prepotenza può portare a by-passare la problematicità e la conflittualità del vivere con la conseguenza di un deterioramento delle proprie relazioni interpersonali e di effetti negativi sulla propria salute mentale.

Il conflitto come opportunità

La paura del conflitto favorisce l’evitamento e dà vita a un circolo vizioso per cui, nel momento in cui il conflitto fatalmente si palesa, l’incapacità nel gestirlo, rafforza la sensazione che si tratti di qualcosa di tremendo, da evitare e scongiurare. Bisogna cominciare a guardare ai conflitti non come a incidenti di percorso, problemi da rimuovere ed evitare, ma come occasioni di apprendimento, elementi necessari alla crescita e sviluppo personale e relazionale.

Il conflitto non è solo un elemento inevitabile e necessario delle relazioni umane, ma può anche essere utile e giocare un ruolo positivo per molteplici ragioni.

Il processo di individuazione. Dal punto di vista evolutivo il conflitto è importante nel sostenere il processo di differenziazione. Un esempio comune di questo tipo di litigio è quello tra figli adolescenti e genitori, importante occasione di crescita evolutiva.

L’autoregolazione. Il conflitto favorisce l’instaurarsi di sistemi che consentono di mantenere una misura relazionale adeguata: i rapporti che non consentono il conflitto sono tutti a rischio di soffocamento reciproco o, al contrario, di produrre reattivamente episodi di vera e propria violenza.

Imparare a conoscersi. Nelle discussioni, negli scontri si scoprono potenzialità e limiti personali: si ha la possibilità di confrontarsi con le proprie capacità di affrontare i problemi e di metterle alla prova e di riconoscere i propri confini e blocchi emotivi che impediscono di avere una chiara visione di ciò che sta accadendo e di agire di conseguenza.

La competenza anti-narcisistica. Nei bambini, lo scontro con il coetaneo garantisce che si instauri quell’elemento di frustrazione evolutiva, di contenimento del naturale egocentrismo infantile, fondamentale per uno sviluppo corretto della personalità. Interagendo con l’altro si svelano le proprie potenzialità e i propri limiti.

Svelare la realtà. Il conflitto nasconde dell’altro. La parte più significativa di un conflitto è solitamente quella nascosta e in questo senso il conflitto può esercitare un’importante funzione di svelamento di problematiche organizzative o relazionali che, se non opportunamente affrontate, rischiano di esaurire le energie e limitare le potenzialità costruttive di gruppi e relazioni.

L’armonia non è qualcosa di statico, ma è l’esito di un processo complesso che include l’elemento del confronto, se si vuole anche dello scontro, per mantenere in equilibrio un sistema relazionale. Il conflitto, come occasione per affrontare ciò che pesa sulla relazione ed eliminare le sorgenti di discordia, può favorire la regolazione, l’evoluzione del rapporto e gettare le basi di una nuova armonia.

Per fare emergere le potenzialità dei conflitti occorre lavorare su di sé per sviluppare una cultura conflittuale capace di gestire in un’ottica trasformativa gli elementi di difficoltà e di contrasto, così destabilizzanti ma potenzialmente attivanti energie creative ed evolutive.

Superare la paura del conflitto. Come vivere il conflitto in modo costruttivo

Il conflitto può trasformarsi in risorsa perché dal conflitto è possibile imparare molto. Però affinché il conflitto possa generare potenziale apprendimento bisogna saperlo gestire in modo costruttivo. Vediamo come.

Non fare muro contro muro. Disinnescare la dinamica simmetrica di azione e reazione è un primo passo per creare le condizioni per una trasformazione evolutiva del conflitto.

Prendere tempo. Lasciare che il tempo permetta una decantazione delle emozioni negative e permetta quel distanziamento necessario a ricercare dentro di sé la connessione tra conflitto vissuto e suo significato, tra ciò che accade e ciò che sento minaccioso. Si tratta di controllare l’ansia, gestire l’urgenza della fuga o al contrario il desiderio dell’attacco o di uno sfogo immediato per delineare uno spazio-tempo più adeguato a capire che cosa sta succedendo.

Mettersi in ascolto di sé stessi. Capire che cosa si prova, che cosa si desidera, di che cosa si ha bisogno.

Utilizzare una comunicazione che faciliti la comprensione. Evitare un linguaggio giudicante, esprimere ciò che si prova per aiutare l’atra persona a comprendere ciò che sta accadendo.

Distinguere la persona dal problema.Stare sul problema evitando ogni forma di attacco alla persona. “sei sempre il solito”; “con te non si può mai discutere”.

Cogliere le ragioni altrui. È fondamentale riuscire a mettersi nei panni dell’altro, dare senso e comprensione a quello che sta succedendo guardando dal punto di vista dell’altro.

Cercare di capire che cosa sta succedendo. La natura del conflitto implica che ci sia una parte esplicita e una sotterranea, di solito la più significativa. Il più importante obiettivo di un lavoro che mira a trasformare il conflitto in risorsa è il passaggio dall’idea di risoluzione immediata del conflitto alla logica della comprensione della situazione.

Attivare strategie basate sulla ricerca di interessi comuni. Lo scopo del conflitto non è avere la meglio ma riuscire a trovare una via d’uscita creativa, una soluzione che tenga conto delle differenze individuali: delle proprie esigenze e bisogni e di quelli dell’altro.

In conclusione

L’evitamento del conflitto è un meccanismo di difesa disfunzionale e, a lungo termine, inefficace. Se questo ci preserva dagli effetti immediati e potenzialmente negativi di un conflitto ci impedisce anche di affrontare il problema. Affrontare il conflitto non significa annullare il problema e ritornare alla condizione preesistente ma capire la situazione per trovare un nuovo equilibrio. Il conflitto esprime spesso una specifica richiesta di aiuto che vale la pena esplorare e ascoltare. Affrontare il conflitto è un impegno faticoso ma generativo.

 

 

Bibliografia

Aimelet A. (2009), Oser le conflit pour mieux s’entendre, Ed. Hachette

Novara D. (2011), La grammatica dei conflitti, Ed. Sonda.