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Affrontare la malinconia e lo sconforto, iniziare a reagire

Paolo ha preso un 4 in latino.

Monica è stata presa in giro e offesa da un compagno di classe.

Laura è stata lasciata dal fidanzato.

Giorgio è stato licenziato.

Luca non riesce a prendere l’aereo perché ha fortissimi attacchi di panico.

Silvia ha scoperto di essere affetta da una malattia cronica.

Carlo ha subito un lutto importante.

 

Nella vita tutti, prima o poi, viviamo esperienze di fallimento, insuccesso, perdita. I momenti di crisi sono parte della vita e, se pur dolorosi fanno da sottofondo al processo di costruzione della nostra esperienza, della nostra maturità e saggezza. Sono momenti in cui sperimentiamo il limite e siamo costretti a fare i conti con la realtà, a rivedere l’immagine di noi stessi e la nostra idea di futuro, a vagliare le diverse opportunità e decidere le eventuali correzioni da apportare ai nostri progetti di vita.

 

Esprimere e condividere le emozioni è utile

I momenti di crisi non possono che accompagnarsi al dolore e al lamento. Ci possono essere dei momenti di difficoltà, di dolore, che possono indurre una persona ad avere un tono calante e/o a provare rabbia: in questo caso non si tratta di lamentele ma di normali reazioni a situazioni critiche, alla perdita, a qualcosa che ci ha fatto male. Vivere la tristezza, lo sconforto, la rabbia è normale e utile perché ci permette di cercare la vicinanza degli altri, il conforto, ci aiuta ad elaborare il lutto e a cercare delle soluzioni. La tristezza non è solamente una scocciatura, un bug del sistema operativo umano: serve a fare sì che le persone che ci stanno accanto ci diano una mano nei momenti di difficoltà, serve a creare legami e supporto sociale e a riflettere autenticamente sulla vita e sul fatto che non siamo invulnerabili e non abbiamo tutto sotto controllo. Anche la rabbia, quando non è eccessiva ed esplosiva, non è inutile e dannosa, ma ha una funzione di “ponte” per passare dalla sottomissione alla possibilità di difendersi, dalla minaccia alla sicurezza, dall’impotenza alla possibilità di affrontare le difficoltà, dalla mancanza di diritti al diritto di esistere.

 

La sindrome di “Calimero”: quando il lamento diventa dannoso

Il lamento può essere reiterato e divenire un modo abitudinario di affrontare i problemi, perché fornisce un temporaneo effetto di sollievo: perché è una fonte temporanea di sfogo, perché permette di ricevere attenzioni e consolazione, perché (come ha scoperto Borkovec) mentre l’individuo è immerso nelle preoccupazioni avverte meno le sensazioni soggettive di ansia. Quando però la lamentela  diviene un atteggiamento costante,una cattiva abitudine, rischia di rovinarci la vita e, in un circolo vizioso, di farci sentire sempre più impotenti.

 

Rimuginare sulla propria depressione e reiterare il vittimismo è dannoso perché:

  • è un buco nero nel quale l’energia si disperde
  • mantiene la mente concentrata sul problema
  • riporta alla mente le emozioni negative legate all’esperienza
  • fa male al cervello: recenti ricerche condotte alla Stanford University hanno dimostrato che produrre per più di 30 minuti al giorno contenuti intrisi di negatività nuoce a livello cerebrale
  • impedisce nuove visioni che permettano di inquadrare in modo diverso il problema
  • comporta una svalutazione di sé e degli altri che blocca qualsiasi passaggio alla soluzione
  • ci fa pensare, rimuginare, scervellare…impedendoci di agire

 

Affrontare il dolore e iniziare ad agire

Per non restare incistati in un atteggiamento scoraggiato, nel dolore, nell’impotenza bisogna spostare le energie dal lamento alle proposte. Mettere attivamente in campo le risorse per attuare una rinascita che parta dalle competenze e arrivi alle soluzioni.  Amare la vita, abbracciare le opportunità, capire quale lezione ogni giorno sta dentro quello che ci accade.

Un buon giardiniere sa che nei momenti di crisi bisogna investire in sementi e formazione. E’ proprio nei momenti di crisi che bisogna potenziare la propria persona, la propria azienda perché bisogna essere pronti nel momento in cui la crisi passerà e si potranno cogliere i frutti.

 

Si può smettere di lamentarsi:

  • concentrando l’attenzione sulle risorse e le possibilità, più che sui limiti, e valorizzandole
  • spostando le energie dal lamento alle proposte, mettendo in campo le risorse per attuare una rinascita che parta dalle competenze e arrivi alle soluzioni
  • imparando a posporre il raggiungimento degli obiettivi e a sviluppare le competenze, le abilità necessarie al loro raggiungimento
  • proponendoci degli obiettivi realistici e adeguati alle nostre risorse: non è importante quello che fai ma come lo fai
  • rispondendo con abilità alle sfide della vita, con creatività e inventiva agli ostacoli: è dalle crisi che affiora il meglio di ciascuno, dal bisogno nasce l’ingegno

 

Vi lascio con una frase di Martin Luter King: “Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per cambiarla”