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Alessitimia

Le nostre vite sono profondamente influenzate dal modo di sentire, gestire ed esprimere le emozioni. A volte ci sentiamo tristi o arrabbiati, altre volte felici e soddisfatti. Ma le emozioni non sono solo ciò che sentiamo ed esprimiamo dall’interno verso l’esterno, sono anche quello che siamo capaci di percepire negli altri.

Immaginate di non poter fare ciò.  Come sarebbe la nostra vita se non fossimo in grado di identificare quando siamo tristi, arrabbiati, preoccupati o felici? Come potremmo relazionarci con gli altri se non fossimo capaci di identificare un’espressione di approvazione, uno sguardo malizioso o un sorriso sincero? Potete immaginare quanto ciò sia destabilizzante?

Questo è il mondo in cui vive una persona che soffre di alessitimia.

Che cos’è l’alessitimia

L’alessitimia è la difficoltà a identificare e descrivere le proprie emozioni e a riconoscere le emozioni altrui. Le persone affette, lungi dal vivere senza emozioni come ci si potrebbe aspettare, in realtà soffrono di una mancanza di connessione tra il proprio mondo emotivo interiore e la manifestazione esteriore in cui il corpo diventa il veicolo che permette di incanalare verso l’esterno le proprie emozioni.

Di per sé non si tratta di una malattia, ma di un modo di essere che può venire espresso attraverso diverse condizioni psicopatologiche: malattie psicosomatiche, dipendenze, disturbi d’ansia e disturbi dell’umore.

L’alessitimia è un problema più frequente di quanto non si creda (interessa il 16% della popolazione italiana), che rende difficile la convivenza con le persone che ne sono affette. Persone con livelli elevati di alessitimia avranno difficoltà nelle relazioni umane, nel prendere decisioni, nel capire cosa sente il loro corpo e cosa sentono gli altri. Questo fa di loro degli “incompetenti sociali”, in quanto le persone che li circondano si destreggiano tra codici emotivi che non sono in grado di “vedere” né di elaborare, comportandosi piuttosto in modo freddo e distante.

Come si manifesta

I soggetti alessitimici presentano in genere le seguenti caratteristiche:

  • Difficoltà a identificare e nominare le emozioni.
  • Difficoltà ad empatizzare, a riconoscere le emozioni degli altri e a mettersi al posto degli altri.
  • Scarsa immaginazione
  • Pensiero pratico, orientato non alla riflessività ma alle cose pratiche.
  • Scarsa capacità di introspezione
  • Possibili esplosioni di collera o di pianto immotivato

Le cause

L’alessitimia è un difetto della capacità di mentalizzare le emozioni: le sensazioni corporee sono associate a degli stati mentali nel corso della prima infanzia.

Il neonato non possiede ancora degli stati mentali gerarchizzati e associati a dei concetti o a delle parole e affronta il modo delle emozioni attraverso il suo corpo. Se ha fame, sente un dolore allo stomaco; se ha paura di perdere sua madre, sente un nodo alla gola e delle lacrime che riempiono i suoi occhi. Più tardi, dei sentimenti di invidia e di collera si manifestano ugualmente attraverso delle sensazioni corporee. Crescendo il bambino dovrà ordinare le sue percezioni organiche in un tutto coerente, imparare che le altre persone provano delle cose simili e trovare un codice comune per riconoscerle in sé e negli altri allo scopo di diventare un essere sociale e riflessivo.

I genitori giocano un ruolo importante in questa evoluzione: la madre guida il bambino nel cammino della mentalizzazione. Gli domanda: “hai fame?”, “sei triste?”, e queste domande canalizzano le sensazioni fisiche, appongono delle etichette che serviranno per identificare e riconoscere le emozioni.

Gli scambi madre – bambino sono determinanti per la creazione del repertorio emotivo del bambino. Se i genitori, per una ragione qualsiasi come una depressione, una personalità fragile, una instabilità emotiva, o anche una alessitimia non danno sufficienti indici verbali al bambino di fronte alle emozioni che prova, quest’ultimo può trovarsi di fronte a una carenza di parole che riflette una carenza di sentimenti identificati. In seguito, è probabile che si riferirà sistematicamente alle sue sensazioni corporee senza poter accedere al piano degli stati mentali e del linguaggio.

Fattori o disturbi associati

L’alessitimia non è in sé una patologia, ma è spesso correlata ad alcune condizioni patologiche, vediamo quali:

Disturbi psicosomatici. Le persone con alti livelli di alessitimia di solito manifestano con più frequenza alterazioni psicosomatiche, a causa della dissociazione tra il mondo interiore (vissuto) e quello esterno (espresso). Le emozioni che non possono essere espresse attraverso le parole tendono ad essere vissute sul corpo.

Dipendenze. L’alessitimia è stata messa in relazione con il mondo delle dipendenze comportamentali (gioco d’azzardo, dipendenza da internet, shopping ecc.) e l’abuso di alcool e droghe. La dipendenza sarebbe un modo per evadere e attutire stati affettivi dolorosi che non possono essere mentalizzati, per ricercare uno stato di piacere che vada a compensare il dolore psichico.

Disturbi d’ansia. La mancata elaborazione delle emozioni, caratteristica dell’alessitimia, può essere all’origine di disturbi d’ansia. Emozioni represse e non vissute possono manifestarsi sul soma sotto forma di attacco di ansia o attacco di panico.

Depressione. L’alessitimia è considerata come un fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi depressivi: la capacità di riconoscere le emozioni proprie e altrui è fondamentale per poter stare bene con sé stessi e con gli altri.

La cura

Le emozioni sono necessarie e il loro riconoscimento lo è ancora di più.

Gli alessitimici arrossiscono, gli viene la tachicardia, le palpitazioni, ma non attribuiscono questi fenomeni a sentimenti di amore o di odio. Per questo la cura è importante, per imparare a conoscersi, a capire che cosa succede e a sapere come reagire adeguatamente.

Il trattamento dell’alessitimia passa attraverso l’educazione emotiva e mira a far acquisire alla persona la capacità di riconoscere un sentimento nel momento in cui esso si presenta, di dargli un nome, di controllarlo e di condividerlo con gli altri. L’alfabetizzazione emotiva è la chiave di volta per entrare in relazione con gli altri in maniera funzionale, concedendo ampio spazio alla scoperta dei propri sentimenti.

Attraverso un percorso psicoterapeutico efficace è possibile aiutare le persone alessitimiche a riappropriarsi del proprio vissuto emotivo al fine di comprendere meglio se stessi e gli altri.

 

Bibliografia:

Juan Moises de la Serna (2019), “Alessitimia, un mondo senza emozioni”, Ed. Babelcube Inc.

Daniel Goleman (1995), “Intelligenza emotiva. Che cos’è perché può renderci felici”, Ed. BUR