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Anoressia nervosa

Il problema dell’anoressia è esploso negli anni Novanta e adesso se ne parla di meno, ma questo non significa che sia diminuita l’entità di questo disturbo alimentare. In Italia soffrono di anoressia più di tre milioni e mezzo di persone e l’età in cui si comincia a soffrirne si sta sempre più abbassando.

 

L’anoressia nervosa è rappresentata clinicamente da una condizione di drammatica riduzione dell’introduzione di cibo, associata o meno ad una serie di pratiche volte ad una eliminazione del cibo stesso o dell’introito calorico, come il vomito autoindotto o l’uso di diuretici o lassativi o ad un’attività fisica spropositata, per portare il bilancio entrate/uscite verso il segno negativo con un considerevole calo ponderale. Per porre la diagnosi viene spesso usato il criterio arbitrario della riduzione al di sotto dell’85% del normale peso corporeo minimo per età e altezza.

Le persone affette sono in maggioranza donne (la proporzione donne: uomini è di 10 :1) di solito di buona cultura e intelligenza, di classi agiate e più facilmente a contatto con gli stereotipi di bellezza e di magrezza che la società impone.

 

Alterazioni fisiche

Dal momento che il disturbo è molto più frequente tra le giovani donne che in ogni altra fascia demografica per età o sesso, l’anoressia nervosa è spesso accompagnata ad un’alterazione dell’attività ormonale ovarica con una cessazione della normale ciclicità mestruale. Nel corso della cronicizzazione della situazione clinica si assiste ad un’alterazione dei caratteri sessuali secondari, con una riduzione delle masse grasse che differenziano per disposizione il corpo femminile da quello maschile (spesso accompagnato ad un’atrofia anche delle masse muscolari), delle ghiandole mammarie  e la comparsa di una fine peluria che ricopre tutto il corpo. La pelle si inaridisce e finisce con lo squamarsi e gli annessi cutanei si fanno molto fragili (unghie capelli). Oltre a queste modificazioni esteriori si assiste anche ad una globale modificazione della funzionalità di vari organi (cuore, reni, ghiandole endocrine ecc.) con una riduzione del metabolismo basale, una modificazione endocrinologica complessa, una compromissione del funzionamento di vari organi interni che può portare nei casi più gravi al collasso e alla morte (evento tutt’altro che raro).

 

Alterazioni del pensiero

Si assiste a una profonda modificazione fisica ma anche psicologica, con un’incapacità di pensare ad altro al di fuori del cibo da preparare, da assumere, da eliminare, nel perenne tentativo di tenere sotto controllo il peso corporeo.

Sempre connessi con tale condizione vi sono errori della capacità di giudizio con la possibilità di trovarsi di fronte a un pensiero ossessivo o dominante, fino a giungere ad un vero e proprio delirio monotematico (sono grosso/a nonostante l’evidenza del peso fornito dalla bilancia).

 

Quali le possibili cause?

La comprensione psicodinamica del problema dell’anoressia nervosa è avanzato notevolmente, negli ultimi anni, grazie ai numerosi contributi di Hilde Bruch, la quale ha messo in evidenza come il problema legato al cibo e al peso sia una manifestazione piuttosto tarda nella psicogenesi del disturbo. Tale condizione si manifesterebbe infatti in “brave bambine” che hanno sempre cercato di soddisfare l’ambiente in cui hanno vissuto e che tuttavia ne hanno riportato in modo molto marcato un vissuto di totale inadeguatezza dipendenza e impotenza, con l’idea radicata di non valere nulla. La ferrata autodisciplina a cui le anoressiche si sottoporrebbero sarebbe dunque un modo attraverso cui accrescere la propria autostima e trovare una sorta di efficacia e pseudo individualità. Vengono messe in evidenza le relazioni disturbate tra il soggetto e la figura materna, nel senso che sembrerebbe che la madre si prenda cura della bambina secondo i propri bisogni e non quelli della figlia. In tali dinamiche la figlia si esperisce non come un individuo ma come prolungamento della madre senza un proprio centro di autonomia. Il comportamento delle anoressiche dice la Bruch sarebbe dunque volto ad ottenere approvazione e conferme, ammirazione, in quanto persone uniche e speciali con attributi straordinari.

Anche la Selvini Palazzoli nota come vi sia un disturbo dell’autonomizzazione della figlia rispetto alla madre, per cui il vissuto è quello di non aver mai acquisito una propria autonomia. L’anoressica agirebbe come se avesse il corpo abitato da un cattivo introietto materno e il tentativo di dimagrire corrisponderebbe al tentativo di fermare la crescita di tale oggetto interno ostile, intrusivo.

Boris mette in evidenza l’avidità come nucleo fondamentale delle anoressiche, ma tale avidità risulterebbe inaccettabile come parte di sé, per cui verrebbe proiettivamente spostata negli altri (i genitori che sono preoccupati solo di quanto la figlia sta mangiando, per cui diventano loro quelli che desiderano).

Oltre al rapporto madre – figlia ultimamente si è posto l’accento anche sulla figura del padre, spesso grande assente nelle dinamiche famigliari, così da risultare solo superficialmente interessato alle dinamiche relazionali famigliari e specificamente della propria figlia.

In sintesi della comprensione psicodinamica dell’anoressia nervosa si può dire che è:

  • un tentativo disperato di essere unica e speciale
  • un attacco al falso senso di sé promosso dalle aspettative genitoriali
  • un’affermazione di un nascente vero sé
  • un attacco a un introietto materno ostile visto come equivalente al corpo
  • una difesa dall’avidità e dal desiderio
  • un tentativo di far sentire gli altri piuttosto che la paziente stessa, avidi e impotenti

Nell’anoressia vi è una generale rinuncia all’assunzione del proprio ruolo sociale, sessuale, affettivo con un blocco generalizzato della crescita e della maturazione fisica e relazionale che possiamo leggere come un generale timore di confrontarsi con i compiti vitali e con la propria femminilità adulta. Si struttura una difesa dell’io dominata dal rinnegamento del corpo e del cibo–corpo per identificarsi con un’immagine corporea ideale desessualizzata e acarnale.

Come il cibo, anche il mondo dell’anoressica viene porzionato in piccoli bocconi. Ogni relazione viene porzionata, ogni imprevisto viene escluso dalla possibilità di manifestarsi, ogni gesto viene controllato. L’anoressica si pone sempre “di lato” nella perfezione perduta, nel rimirare l’altro da sé in una prigione di invidia, paura, impotenza e desiderio inespresso.

 

Trattamento terapeutico

Spesso possono essere necessari ricoveri e presidi farmacologici. In ogni caso la cura passa attraverso la relazione terapeutica e la possibilità della paziente di raccontare la propria storia individuale e sentirsi compresa e incoraggiata. E’ proprio l’apertura nella relazione terapeutica che offre la possibilità di sperimentare l’imprevisto che l’altro reca con sé in termini di dolore, limite ma anche sorriso, speranza.

 

Criteri diagnostici per anoressia nervosa (DSM-5)

  1. Restrizione nell’assunzione di calorie in relazione alle necessità, che porta a un peso corporeo significativamente basso nel contesto di età, sesso, traiettoria di sviluppo e salute fisica. Il peso corporeo significativamente basso è definito come un peso inferiore al minimo normale oppure, per bambini e adolescenti, meno di quello minimo previsto.

 

  1. Intensa paura di aumentare di peso o di diventare grassi, oppure un comportamento persistente che interferisce con l’aumento di peso, anche se significativamente basso.

 

  1. Alterazione del modo in cui viene vissuto dall’individuo il peso o la forma del proprio corpo, eccessiva influenza del peso o della forma del proprio corpo sui livelli di autostima, oppure persistente mancanza di riconoscimento della gravità dell’attuale condizione di sottopeso.

 

Specificare se:

Tipo con restrizioni: Durante gli ultimi 3 mesi, l’individuo non ha presentato ricorrenti episodi di abbuffata o condotte di eliminazione (vomito, lassativi ecc). In questo sottotipo la perdita di peso è ottenuta principalmente attraverso la dieta, il digiuno e/o l’attività fisica eccessiva.

Tipo con abbuffate/condotte di eliminazione: Durante gli ultimi 3 mesi, l’individuo ha presentato ricorrenti episodi di abbuffata o condotte di eliminazione (vomito autoindotto, uso di lassativi diuretici ecc.)

 

Fenomeni preoccupanti… la drunkoressia e il binge drinking

Poiché l’alcool fa ingrassare un’abitudine alimentare che si sta diffondendo soprattutto negli Stati Uniti, ma che sta prendendo piede anche da noi è la drunkoressia associata al fenomeno del binge drinking: assunzione rapida di una notevole quantità di alcool fino allo stordimento. Molte giovani, soprattutto ragazzine tra i 18 e 24 anni, sono disposte a digiunare per un’ intera giornata o anche due prima del week end per poi poter bere a dismisura senza perdere la linea. E’ la moda del digiuno prolungato per incrementare l’effetto dello “sballo” da consumo di alcool.