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Come affrontare la rottura amorosa

“… ho perso la mia immagine. Non la guardavo spesso, ma era lì, in sottofondo proprio come Maurice l’aveva disegnata per me: una donna schietta, genuina, autentica, senza scopi nascosti, che non fa compromessi ma che allo stesso tempo è comprensiva, indulgente, sensibile, di profondi sentimenti, intensamente consapevole delle cose e della gente… Ora fa buio. Non riesco più a vedermi. E che cosa vedono gli altri? Forse qualcosa di odioso”.

Queste le parole di Monique, l’eroina del romanzo di Simone De Beauvoir intitolato “Una donna spezzata” che descrivono i sentimenti e l’insicurezza che si può provare di fronte a una separazione. Monique, perdendo il marito, perde anche l’immagine di sé che la sorreggeva nella vita.

Perché una separazione amorosa può essere un evento così doloroso e insopportabile? Chi siamo quando smettiamo di essere amati?

Vediamo che impatto può avere la rottura amorosa sulla nostra vita. Vediamo, poi,come ci si può sciogliere da un legame diventato naturale, eradicare in sé l’abitudine alla presenza dell’altro e passare oltre.

 

Impatto della rottura sulla propria vita

La rottura amorosa non è un taglio netto, in cui ciascuno torna a essere la parte intera che era prima, ma è una lacerazione. Lo strappo si produce nel tessuto della vita in comune, quella in cui le reciproche identità sono legate così strettamente che è impossibile dire dove finisca uno e dove comincia l’altro.

La rottura è un’esperienza fisica, corporea. Proviamo il dolore della lacerazione. La mancanza dell’altro ci toglie il sonno, l’appetito, la voglia di viaggiare, di vivere, giacché la vita si è interrotta, si è spezzata. Prima eravamo un tutt’uno, adesso siamo distinti, mutilati da questo strappo, da questo sradicamento.

Anche quando è volontaria, deliberata, anche quando deriva da un’affermazione di sé, la rottura resta pur sempre dolorosa. Andarsene è rompere due volte, con la persona che si è stati e con l’illusione di sentirsi al proprio posto da qualche parte.

La rottura, scelta o subita, ci infligge una torsione fisica e psichica, una deformazione della nostra identità, della nostra esistenza a cui non tutti reagiamo nello stesso modo a seconda della nostra maggiore o minore solidità interiore. Deformati dall’infelicità, dalla vergogna di essere respinti, dalla violenza del disamoramento. Oppure esseri crudeli che se ne vanno abbandonando moglie e figli. Sopravviverecomporta un certo grado di plasticità, di capacità di sopportare la deformazione, di resilienza.

La rottura rivela in maniera dolorosa le illusioni dell’amore e dell’affetto: illusione di proprietà e di vicinanza, di una trasparenza della persona che amo. “E’ davvero mia moglie che mi ha lasciato per un uomo più giovane?”, “Chi è questo estraneo che ha preso il posto della persona che amavo?”. La familiarità a volte è solo un’impressione. L’altro potrà sempre sorprenderci, destabilizzarci, lasciarci spiazzati dicendo o facendo qualcosa di inimmaginabile. Non solo non ci appartiene, ma può sempre stupirci diventando tutt’altro, di un’estraneità inquietante.

Per fortuna le rotture amorose non hanno tutte la stessa violenza. Ma la disaffezione produce una scossa profonda. È dall’amore degli altri che, in un gioco di illusioni, prendiamo a prestito le nostre qualità. Motivo per cui la separazione è crudele. Tutt’a un tratto smetto di essere una persona attraente, intelligente, generosa o divertente. La certezza della propria identità vacilla. L’illusione di un io svanisce. Chi sono io adesso se non sono più niente per te? Il disamoramento diventa allora l’esperienza crudele di una svalutazione. La rottura mi sminuisce e mi umilia, qualunque sia la gentilezza di colui che mi lascia. Mi toglie il manto che il suo affetto mi offriva, mi lascia nella nudità di un essere spogliato.

La rottura mi imbruttisce, come se il mio corpo desse ragione a colui o colei che mi lascia. Dimagrisco fino a diventare scheletrico, mi gonfio come un otre, le occhiaie disegnano solchi sotto i miei occhi. Non so più sorridere, sono letteralmente disfatto.

 

Come affrontare la rottura amorosa e continuare a vivere

La rottura amorosa è uno strappo doloroso e destabilizzante che ci pone di fronte alla realtà del rischio presente in ogni legame, la realtà del rischio della perdita. Ci mette di fronte alla nostra vulnerabilità e alla nostra impotenza. Come continuare a vivere allora se nessun tappo può riparare la ferita?

Attraversare il dolore

La separazione dalla persona amata è un evento estremamente doloroso equiparabile a un vero e proprio lutto e richiede tempo e pazienza per essere elaborato e superato.Il dolore che si prova non può essere eluso ma deve essere necessariamente vissuto e attraversato.Vivere il dolore è un passaggio necessario per rinascere diversamente al movimento della vita, al suo slancio e ritrovare una certa fiducia in essa.

Scoprire sé stessi

Rompere con una persona è il punto di partenza per un nuovo, più vasto, inizio. Implicarecuperare la propria identità come persona singola e non come membro di una coppia, nell’assenza di colei o colui il cui amore in parte ci definiva e il cui disamore in parte ci ha distrutto. Si tratta di vedere chi siamo in un altro posto e da soli, quasi che in questo venir meno dell’amore imparassimo qualcosa su noi stessi. Si tratta di disabituarsi alla presenza dell’altro, accettare la solitudine e ricavarvi uno spazio personale che non sia di puro vuoto.

Trovare, nella gioia, il coraggio di continuare a vivere.

Assumersi il rischio di vivere significa scommettere sulle gioie possibili. Significa ricordarsi che la gioia che si cela nei ricordi dolorosi, può tornare e che si può ancora trovare felicità e soddisfazione nel futuro.

Cercare aiuto e consolazione

Per rinascere dopo una separazione dolorosa e affrontare la solitudine e l’abbandono è importante cercare il conforto delle persone care. Non bisogna avere paura di chiedere aiuto e condividere le proprie emozioni con le persone a cui si tiene. Avere un sistema di supporto solido consente, in un momento in cui ci si sente “scorticati” dagli eventi, di ritrovare una nuova “pelle” di affetto e di fiducia, di gesti e di attenzioni necessari per placare il dolore, ricostruirsi e continuare a vivere.

Quando serve un aiuto professionale

Le manifestazioni successive ad una rottura possono essere le più diverse in dipendenza delle vicende, della natura del rapporto interrotto, della personalità e del supporto emotivo che si può ricevere. A volte possono presentarsi manifestazioni clinicamente rilevanti che possiamo suddividere in:

  • Internalizzanti: ansia, insonnia, panico, angoscia, depressione
  • Comportamentali: richieste insistenti all’ex partner, minacce, aggressività, coinvolgimento dell’entourage in una perenne situazione di conflitto rivendicativo.

In questi casi è indispensabile fare ricorso a un supporto professionale.

 

La vita non è un percorso logico e coerente, fatto di linee già tracciate, di strade evidenti, ma è molto più incerta e imprevedibile. Un legame che finisce è uno strappo doloroso che ci espone al limite e alla nostra vulnerabilità. È un evento destabilizzante checi ricorda che siamo tutti esseri spezzati ed è proprio questo a renderci umani.