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Come intrattenere una buona conversazione

Nelle riunioni, a una cena o a una festa, alcune persone soffrono perché non sanno cosa dire. Si lasciano travolgere da un’ansia da prestazione perché vogliono poter dire qualcosa di interessante.

Eppure per godere di un incontro o per esistere in un gruppo non c’è bisogno di precipitarsi a parlare. Parlare inizia con il saper tacere. Se ci prendiamo il tempo di connetterci con la situazione, di osservare ciò che sta accadendo e di parteciparvi, ci esprimeremo con più facilità.

Il primo passo per intrattenere una buona conversazione è interessarsi all’altro. Infatti, questo atteggiamento non solo ci fa uscire da una dimensione autocentrata, indotta dall’ansia, ma dà l’esempio. Mostrare interesse per l’altro può suscitare nel nostro interlocutore il desiderio di interessarsi a noi e prenderci in considerazione.

Se non sappiamo cosa dire o abbiamo paura di rivelarci possiamo iniziare a interessarci al nostro interlocutore: la gente ama parlare di se stessa. Porre domande aperte permette di intavolare lunghe conversazioni e permette di cavarsela in molti ritrovi sociali. Una volta riscaldato l’ambiente si può osare lentamente esprimere delle opinioni personali.

Lentamente, faremo in modo che il nostro conversare sia equilibrato e equamente suddiviso tra porre domande e parlare di noi stessi. Infatti, se si pongono solo domande possiamo dare l’impressione al nostro interlocutore di sottoporlo a un interrogatorio, ma se diamo solo informazioni su di noi, la nostra conversazione rischia di diventare un monologo.

Possiamo immaginare un dialogo come una partita di tennis. Non giochiamo da soli e non prendiamo il nostro interlocutore per un muro. Inviamogli una palla e aspettiamo tranquillamente che ce la restituisca e rimandiamola con altrettanta calma. L’obiettivo è di giocare e partecipare.

Molto spesso l’ansia da prestazione che si prova durante una conversazione è espressione della paura del giudizio altrui. In questi casi ogni argomento o idea sembrerà poco interessante o criticabile e verrà scartata con il rischio di trovarsi senza nulla da dire, preda del temuto silenzio. Prima di lavorare sulle strategie per migliorare la conversazione bisogna quindi alleggerirsi del bisogno di essere approvati a tutti i costi dagli altri. Per trovare il piacere di parlare con le persone è necessario rompere con la paura del dire: saremo apprezzati se non cercheremo di piacere a tutti i costi e se avremo il coraggio di mostrare l’essere umano che siamo senza preoccuparci di essere i migliori. Spezzare queste catene emotive ci permetterà di sentirci liberi di parlare ed esprimere la propria opinione, assumendosi il rischio di non piacere.

E’ importante riconoscere che non siamo tutti uguali e ognuno ha il proprio stile comunicativo. Certe persone parlano più di altre, hanno sempre cose da raccontare, i loro aneddoti sono divertenti. Le si rimprovera a volte di prendere molto posto, troppo posto nella conversazione. Altre persone preferiscono ascoltare, sono un buon pubblico per le persone che hanno la parola facile e, a volte, vorrebbero avere la stessa loro capacità. Essere dei buoni oratori o dei buoni uditori è altrettanto importante: quale che sia il proprio stile dominante ognuno ha un ruolo essenziale per lo svolgimento di una buona conversazione.

Per condurre una buona conversazione bisogna quindi, innanzitutto, imparare ad accettarsi, riconoscere i propri limiti e valorizzare le proprie risorse. Per divenire più sicuri e competenti nel dialogo è possibile però anche lavorare sulle proprie competenze comunicative, imparare le regole di una comunicazione efficace e equipaggiarsi di alcune utili strategie. Vediamo alcuni suggerimenti.

  • Praticare un ascolto attivo. Per diventare dei migliori comunicatori dobbiamo ascoltare attentamente il nostro interlocutore allo scopo di capire la sua visione delle cose.
  • Riformulare quanto è stato detto dall’altro. Gli interventi di riformulazione fanno capire al nostro interlocutore che lo stiamo ascoltando davvero e aiutano a mantenere vivo il flusso di conversazione: “se ho ben capito non sei d’accordo con le affermazioni del tuo capo…”, “quindi avete deciso di iscrivere Marco a una scuola privata…”.
  • Riflettere i sentimenti dell’altro, essere empatici. L’empatia è la capacità di condividere i sentimenti tristi o gioiosi dell’altra persona, di mettersi nei panni dell’altro:“mi sembra che questo ti faccia soffrire”, “ deve essere stato interessante”. L’empatia favorisce la sintonizzazione con l’altro, lo fa sentire compreso, rispettato, valorizzato.
  • Essere autentici. Se ci si sente in imbarazzo o si è a disagio si può condividere questa emozione. La nostra fragilità è l’espressione della nostra umanità. Il nostro interlocutore sarà felice e sollevato di parlare con un essere umano e non con un supereroe.
  • Abbiamo detto il contrario di quello che volevamo dire? Siamo incorsi in un lapsus? Accettiamolo e scherziamoci sopra, divertiamoci con il nostro errore: l’autoderisione paga sempre.
  • Usare la comunicazione non verbale. Sviluppare la capacità di capire e usare la comunicazione non verbale aiuta a sintonizzarsi con l’interlocutore e esprimersi in modo più efficace. E’ importante utilizzare un linguaggio del corpo aperto: guardare negli occhi, sorridere, annuire.
  • Cercare degli argomenti in comune. E’ importante cercare degli interessi in comune, in modo tale che il dialogo sia fluido e non risulti forzato.
  • Cercare di coinvolgere altre persone. Più persone sono implicate nella conversazione e meno sentirete la pressione. Inoltre più sono le persone coinvolte nella discussione e più sarà facile trovare argomenti da condividere.

La comunicazione interpersonale è un’arte che richiede molta saggezza e maturità e si radica sulla propria fiducia interiore. Fortunatamente si tratta di un’arte che si può apprendere e migliorare. Siamo animali sociali, fatti per stare in gruppo e non da soli pertanto essere capaci di condurre una buona conversazione è una competenza essenziale sul lavoro, in amore e nella vita di tutti i giorni.