Sede
Via E. Pellini 4, Milano
Chiama
+39 347 975 8030
Orari
Lun - Ven: 9:00 - 20:00

Crisi e rinascita in “Che cosa sono le nuvole?” di Pasolini

Avete mai assistito  alla proiezione del cortometraggio “Che cosa sono le nuvole?” di Pasolini? Io l’ho visto di recente e ne sono rimasta affascinata. A chi già non lo conoscesse, ne suggerisco la visione, che non può certo essere resa da una semplice descrizione, tanto il film è intriso di significati e di poesia. Si tratta di un’opera straordinaria in cui Pasolini descrive la vita come una messa in scena, una finzione in cui ognuno di noi recita dei ruoli che gli sono stati cuciti addosso. Egli ci suggerisce che, soltanto recidendo i fili delle convenzioni che ci incatenano, è possibile sentirsi liberi e ci mostra che ogni crisi ha in sé il germe di una rinascita.

La storia si svolge in un teatrino chiuso (un luogo senza uscite né finestre) dove si recita l’Otello di fronte a un pubblico popolare e incolto. Nel retrobottega la marionetta di Otello viene costruita e appesa sulla rastrelliera in attesa di entrare in scena.

Noi, ci suggerisce Pasolini, siamo proprio come loro, marionette appese a una rastrelliera, in attesa di recitare una parte manovrati dalle nostre finzioni, dai nostri condizionamenti (l’idea che abbiamo di noi stessi, degli altri, del mondo).

Le marionette, in scena, non possono che interpretare i ruoli shakespeariani: Jago, utilizzando un fazzoletto, fa credere a Otello che la moglie Desdemona lo tradisce con il suo fido luogotenente Cassio. Otello cade nell’inganno e, pazzo di gelosia decide di punire Desdemona con la morte.

Ma dietro le quinte la realtà irrompe e le marionette si pongono delle domande sul perché fanno ciò che fanno.

 

OTELLO: Ammazza Jago, te credevo così bono, così bravo… un pezzo de pane e invece quanto sei cattivo! Ma perché?

JAGO: (porta il dito davanti alla bocca) Sssst!

OTELLO: Comunque mi giudico da me: pure io faccio schifo, mica solo te: ma perché dovemo esse’ così diversi da come se credemo, perché?

JAGO: Eh, figlio mio… noi siamo un sogno dentro un sogno.

 

La marionetta di Otello, nata da poco e subito portata in scena a recitare una “vita” non si capacita della distanza che è in grado di percepire tra come lui si sente interiormente e il ruolo che è costretto a recitare.

Nella relazione psicoterapeutica, come nel dietro le quinte del teatro, è possibile interrogarsi sul senso dei propri comportamenti, riconoscerne gli aspetti disfunzionali e chiedersi se corrispondono al proprio sentire più autentico.

 

OTELLO (rivolto a Jago): ma qual’è la verità? E’ quello che penso io de me, o quello che pensa la gente, o quello che pensa quello là, lì dentro? (il marionettista che tira i fili)

JAGO: (paterno) Eehh… cosa senti dentro di te? Concentrati bene… cosa senti, eh?

OTELLO: (pausa si concentra)… sì …sì si sente qualcosa che c’è.

JAGO: Quella è la verità. Ma … ssst. Non bisogna nominarla, perché appena la nomini… non c’è più.

 

In questa parte centrale del film la marionetta di Jago propone alla marionetta di Otello, che si arrovella per cercare di dare un senso razionale, di smettere di pensare e di porre la sua attenzione su ciò che sente dentro: un verità interiore che può essere solo sentita perché il dirla già la sminuisce. Bisogna smettere di pensare e dare voce alle proprie emozioni inascoltate, per entrare in un rapporto autentico con se stessi e con gli altri.

La storia procede con l’irruzione del pubblico che, nel momento più drammatico, l’omicidio di Desdemona, da parte di Otello, fa a pezzi Otello e Jago disapprovando i loro comportamenti.

Seguendo una lettura psicologica possiamo considerare il pubblico popolare come quel movimento di “pancia” di cui il sintomo è espressione e che ha in sé la componente della distruzione e il seme delle rinascita

Passando attraverso la crisi e il malessere, si ha la possibilità di ricongiungersi con la propria forza vitale, con la propria autenticità e rinascere. Il sintomo è un alleato che ci dà la possibilità di ricongiungerci con il nostro vero sé.

Nella scena finale il monnezzaro, porta fuori dal teatro, le marionette e le getta cantando in una discarica a cielo aperto dove possono ammirare le nuvole.

 

OTELLO: IIIh che sono quelle (con sguardo fanciullesco)

JAGO: Sono le nuvole

OTELLO: E che sono le nuvole?

JAGO: Mah…

OTELLO: Quanto so’ belle, quanto so’ belle!

JAGO: Ah meravigliosa e straziante bellezza del creato

 

Finalmente fuori dal teatro. Luogo chiuso all’esterno, zona di comfort dove spesso è facile rifugiarsi pur sentendosi soffocare, le marionette possono sentirsi libere da condizionamenti, serene e gioiose.

Bisogna uscire dal teatro e svincolarsi dai ruoli che ci sentiamo cuciti addosso per entrare in contatto con noi stessi e ammirare “che cosa sono le nuvole”.