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Dipendenza dal gioco d’azzardo: prevenire le ricadute

“Era da mesi che non giocavo, ho pensato metto solo una moneta, il resto del caffè, ero convinto di poter controllare la situazione. Invece non sono riuscito a fermarmi ho giocato tutti i soldi che avevo con me e, il giorno dopo, sono ritornato per cercare di recuperare. Adesso mi sento davvero uno schifo, non capisco come possa essere successo, ne ero uscito e ci sono ricascato più e peggio di prima”.

“Era da tempo che non giocavo, il lavoro scarseggiava e mi sentivo annoiato. Sulla strada ho trovato una sala giochi e sono entrato pensando che, dopo tanto tempo, non poteva succedere niente di male. Ci sono ricascato proprio come un fessacchiotto”.

Nel percorso terapeutico per la cura della dipendenza dal gioco, la fase della prevenzione delle ricadute è di notevole importanza e non va sottovalutata. Il giocatore deve raggiungere la consapevolezza che il rischio di ricaduta è sempre dietro l’angolo. Egli inoltre deve imparare a identificare i “campanelli d’allarme”, ossia le situazioni di vita che lo mettono più a rischio di ricaduta e acquisire delle valide strategie per farvi fronte. Far fronte alle situazioni di vita più a rischio non significa solo cambiare alcuni comportamenti superficiali: in molti casi affrontare una terapia richiede di essere disposti a mettere in discussione il proprio stile di vita disfunzionale. Non bisogna dimenticare che il gioco, come ogni sintomo, è la punta di un iceberg che ha alla base un malessere profondo ed è su questa condizione di malessere che è importante intervenire per rendere efficace la cura.

Uno dei momenti più critici per le ricadute nella dipendenza dal gioco è quello in cui la persona raggiunge finalmente una vita abbastanza stabile e priva di rischio: quando la consapevolezza degli effetti negativi del gioco si attenua, i danni prodotti dal gioco sono stati riparati e  viene a mancare  la componente di sfida. La strada del felice recupero diventa allora una battaglia conclusa, ormai noiosa e prevedibile, priva di eccitazione, cosicché il giocatore può avere la tentazione di tornare ad assumere comportamenti a rischio, cambiando dipendenza o tornando a giocare per “movimentare” un po’ la sua vita.

La ricaduta può essere in agguato quando il giocatore non gioca da tanto tempo, proprio perché in questo momento egli abbassa la guardia. E’ allora che alcune circostanze, di norma ben gestite, possono trasformarsi in piccole ma pericolose gocce, capaci di far “traboccare il vaso”.

 

Vediamo alcune possibili situazioni:

  • Problemi familiari, lavorativi, condizioni di stress: piuttosto che affrontare le situazioni e i problemi, che a volte sembrano insormontabili, il gioco offre una facile evasione.
  • Noia: l’eccitazione e l’adrenalina del gioco può essere un modo per sfuggire alla noia delle giornate ripetitive.
  • Tentazioni: riprendere a frequentare gli amici che giocano, i bar e le sale da gioco.
  • Pensieri: ripensare alle occasioni di vincita, sognare di giocare.
  • Problemi economici: può tornare il pensiero di ricominciare a giocare per sanare i debiti o per affrontare dei momenti di incertezza economica.
  • Desiderio di mettersi alla prova: si manifesta con comportamenti come riprendere il controllo del denaro, recarsi nel locale dove si giocava e altri possibili tentativi per mettere alla prova la propria forza di volontà e bravura nel controllarsi. Il pensiero che si accompagna a questi comportamenti è “non sono un debole”, “adesso sono in grado di controllare la situazione”.
  • Uso di alcool: l’alcool disinibisce e provoca una diminuzione della capacità di controllare gli impulsi.

 

In caso di ricaduta il giocatore può sentirsi un fallito, rifiutare ogni aiuto, chiudersi e isolarsi, vivendo questo episodio come l’evidenza dell’inefficacia della terapia e di ogni possibile cura.

Se questo ciclo non viene interrotto, la dipendenza ritorna a piena forza e il risultato saranno inevitabilmente gravi problemi nella vita, nella salute e nella sfera finanziaria della persona.

Chi ha un problema di gioco deve accettare questa sua vulnerabilità e considerare la ricaduta come un evento non inevitabile, ma possibile. Deve acquisire competenze per affrontare anche questi possibili fallimenti rispetto al suo obiettivo di astensione dal gioco: imparare a chiedere aiuto, utilizzare l’episodio per conoscersi meglio, lavorare al cambiamento del proprio stile di vita e alla progettazione di più efficaci strategie di prevenzione. Essere riusciti a non giocare per un po’ dimostra che smettere di giocare è possibile e la ricaduta è solo un episodio che può fornire l’esperienza per riprendere la strada dell’astensione con maggiore determinazione e fiducia.