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E se imparassimo a sospendere il giudizio?

“E’ bravissima, la adoro”.

“Quel ragazzo è uno sfaticato, non ha voglia di fare niente”.

“Un altro 5 in matematica, sono un idiota, non valgo nulla”.

Come potete ben notare, che si tratti di se stessi o degli altri i giudizi hanno poche sfumature, sono fatti di bianco e di nero. Nei rapporti interpersonali sono distruttivi: bloccano la possibilità di capire, di entrare in contatto e comunicare e spingono l’altro a porsi in una posizione di difesa o di contrattacco. Nel rapporto con se stessi, nel dialogo interiore, distruggono in modo insidioso la fiducia e la stima di sé.

 

Ma facciamo un passo indietro e partiamo dal bisogno di giudicare.

Giudicare è naturale come respirare, è un bisogno che nasce dalla necessità di avere un controllo di fronte all’incertezza della realtà e di fronte alla diversità. Distinguere tra buono e cattivo, giusto e sbagliato consente di mettere ordine nella complessità e ci rassicura. Più si è insicuri e più questo bisogno si accentua e il giudizio si fa netto, rigido e disfunzionale, nella misura in cui ci impedisce di cogliere le diverse sfaccettature della realtà che guardiamo. Giudicare rigidamente pone in una posizione di sicurezza e superiorità e anestetizza i nostri profondi sentimenti di disagio, ma è un’arma a doppio taglio che ci isola dagli altri e alimenta l’insicurezza stessa: più si è critici  verso le persone, più si è duri e intransigenti nei confronti di se stessi.

 

Allora come possiamo superare la naturale tendenza a giudicare e imparare a sospendere il giudizio?

Proviamo a elencare alcuni passi essenziali per raggungere questo obiettivo:

Fermarsi

Siamo sempre di corsa per ottemperare ai nostri impegni familiari, lavorativi e sociali, ma rischiamo così di dedicare poco tempo alla riflessione e all’introspezione. Per arrivare a sospendere il giudizio è necessario innanzitutto concedersi di fermarsi a pensare e ascoltare il proprio modo di guardare a se stessi e agli altri. Riconoscere il continuo flusso di giudizi che emettiamo in modo spontaneo e spesso inconsapevole è già un passo molto importante.

Lavorare su se stessi e accettarsi

Giudicare e criticare è un modo per difendersi e restare nell’ombra mettendo in luce i difetti e le debolezze degli altri. Più il giudizio è rigido, più è espressione di insicurezza personale e di elevato perfezionismo. Per affrancarsi dalla critica, è dunque essenziale lavorare sulle proprie ferite, accettare le proprie debolezze e rafforzare la propria autostima. Bisogna imparare a guardare il proprio giudice interiore da spettatori per capire perché sentiamo il bisogno di esternare giudizi verso una persona o una situazione, che cosa fa risuonare in noi. Bisogna migliorare la propria conoscenza di se stessi per capire perché abbiamo bisogno di rassicurarci attraverso il confronto con gli altri. Più ci accettiamo per come siamo e ci amiamo per come siamo, più possiamo accettare e amare le altre persone, i loro pregi e i loro difetti.

Empatizzare

Noi non siamo la persona che critichiamo, con il suo passato, le sue esperienze, i suoi problemi, la sua vita. Possiamo sospendere il giudizio nel momento in cui dismettiamo i nostri panni e proviamo a metterci in quelli dell’altro,  nel momento in cui proviamo a cambiare prospettiva e punto di vista.

Riconoscere il bisogno

La nozione di bisogno ci permette di gettare uno sguardo differente sugli altri e su noi stessi. Un adolescente etichettato come “sfaticato”, che non fa i suoi doveri e non ascolta in classe, può essere un ragazzo che ha bisogno di capire l’utilità futura di ciò che gli viene insegnato o che ha bisogno di maggiore stabilità affettiva e serenità per concentrarsi sugli studi. Una persona che appare “razzista”, “omofoba” può essere una persona che ha paura, che ha bisogno di informazioni e di essere rassicurata. Invece di apporre giudizi ed etichette possiamo provare a comprendere i comportamenti e le parole degli altri alla luce dei loro bisogni.

 

Sospendere il giudizio non significa smettere di giudicare, o guardare il mondo in rosa. L’equilibrio non consiste nel passare da un estremo all’altro ma nell’aprire gli occhi sulla condizione umana per adottare una postura relazionale più accogliente e costruttiva. Ognuno fa come può con gli strumenti che ha a disposizione. E’ sufficiente cominciare a imparare a osservare, senza un giudizio critico, il proprio percorso di vita e aprirsi con curiosità e benevolenza agli altri. Sospendere il giudizio significa dunque relativizzare e rivedere le proprie aspettative verso se stessi, i propri “dover essere” e interrogarsi sulla loro origine. E inoltre rivedere le proprie aspettative nei confronti degli altri. Una volta fatto ciò non ci sarà più motivo per svalutarsi e disprezzare.