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Fare pace con se stessi e amarsi

“Non sono capace di fare nulla”, “non mi piaccio”, “ non riesco ad affrontare le situazioni che normalmente la gente riesce ad affrontare”.

Anche se non si è depressi o particolarmente fragili, in certe circostanze o di fronte a certe difficoltà, è facile cadere nel gioco dello scoraggiamento, della sfiducia  e del disprezzo di sé.

Essere insicuri ed esprimere dei giudizi negativi su di sé, di fatto, non è solo negativo: non è utile l’atteggiamento di chi non fa mai un esame di coscienza, non fa mai autocritica e preferisce attribuire sempre ad altri le colpe delle proprie difficoltà.

E sia, ma alla lunga mettersi sempre in discussione, non accettarsi mai per come si è, è un esercizio faticoso e poco salutare. Come alleggerire questa pressione?

 

Avrei voluto essere qualcun altro

Le fictions sono popolate da eroi che arrivano a realizzare i loro ideali. Noi soccombiamo, restiamo sopraffatti.

Destinati fin da bambini a combattere con le nostre inferiorità, i nostri sogni infantili possono essere rigidamente e compensatoriamente grandiosi. Da adulti, confrontiamo questi ideali con il principio di realtà e con i compromessi permanenti, non sempre gloriosi. Allora ci si tratta male perché si resta delusi da se stessi. Ma qualunque cosa si faccia, il nostro comportamento non potrà che essere sempre frustrante in relazione al nostro ideale. E’ necessario fare un lavoro su di noi per rinunciare ai nostri fantasmi e imparare ad apprezzarci così come siamo.

 

Lasciare andare l’illusione e guardare  in faccia la realtà

Sintomi, ritardi, crisi, procrastinazione…

I nostri sintomi e i nostri difetti hanno un senso che è utile interrogare. Farsi violenza non porta da nessuna parte: molto meglio cercare di capire che cosa ci blocca. Se non diamo la parola a quella parte nascosta di noi stessi che ci spinge a “inciampare ogni volta nel tappeto” incontreremo sempre gli stessi impedimenti. La ripetizione di un malfunzionamento è un segnale di allerta.

All’origine del fallimento, spesso può esserci una motivazione velleitaria (potrei fare questo se non…; dovrei fare ciò ma…). Da qui l’importanza di interrogarsi su propri desideri reali, sui propri bisogni insoddisfatti, sui propri valori profondi,spesso prigionieri dei nostri schemi educativi, delle nostre idee, delle nostre paure (di non essere accettati, amati…).

Lasciare andare un ideale un’illusione significa prendere atto di un errore, smascherare quello che pensavamo fosse autentico. Si tratta di uscire dalla nebbia che ci avvolgeva e guardare in faccia la realtà e i nostri limiti. Costa: non è né facile, né piacevole. Ma solo partendo da qui si può ritrovare il proprio benessere.

  • Si potranno evitare molte delusioni tenendo conto in modo realistico di chi siamo e adattando le nostre aspettative alle nostre attitudini, alla nostra motivazione, al nostro contesto.
  • Invece di concentrarsi sui propri insuccessi è bene pensare a ciò che si è in grado di fare, alle proprie risorse, a sfruttarle e ampliarle.
  • Se anche si pensa che i propri “talenti” iniziali siano in partenza poco elevati si può lavorare per accrescerli. Ogni competenza può essere potenziata con l’esercizio.
  • E’ importante riuscire a trovare un equilibrio tra l’insoddisfazione e la contentezza. Bisogna imparare a gioire dei nostri piccoli successi e dei nostri buoni momenti, anche se non sono eccezionali.
  • Bisogna imparare ad abbandonare l’idea del risultato finale per concentrarsi sul cammino: in questo modo l’insuccesso può trasformarsi in un’esperienza arricchente.
  • E’ importate restare innanzitutto fedeli a se stessi, rispettarsi e amarsi: avere coscienza di sé, proteggere i propri valori, i propri bisogni e le proprie emozioni.