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I killer dell’autostima

Sareste capaci di andare d’accordo con qualcuno che vi fa costantemente del male, pur non intenzionalmente? Lo trovo difficile.

Ebbene, vi invito a riflettere su come molto spesso i nostri peggiori nemici non siano fuori, ma dentro di noi e su come questi killer agiscano continuamente per sabotare ogni nostra possibilità di migliorare la nostra vita e di essere più sereni.

Iniziamo allora le indagini per scovare i 5 più spietati killer della nostra autostima.

  • L’ansia. L’ansia è tutta la ribellione che abbiamo dentro, è tutta la nostra voglia di vivere inespressa, è la rabbia che abbiamo trattenuto, il desiderio, l’eros, il piacere che abbiamo bloccato. Gli ansiosi si costringono in relazioni difficili, si sforzano, pretendono troppo da sé, sono troppo presi dal senso del dovere. Per loro la vita richiede sforzi costanti. Ma non è così. Non è la vita ad essere faticosa ma siamo noi a renderla tale e l’ansia è il simbolo di questa fatica che deriva dal fatto che noi ci opponiamo a ciò che c’è dentro di noi, alla verità che c’è in noi.

Che cosa fare. Guarda scorrere l’esistenza come un fiume, lasciando che sensazioni e scelte nascano liberamente. Prenditi il tempo di cui hai bisogno per fare le cose. Non costringerti in situazioni castranti. Accorgiti di quello che accade attorno a te. Forse hai bisogno di una sana ribellione per riscoprire il piacere che hai perduto.

  • Paragoni e giudizi. Diversamente dagli adulti i bambini tendono spontaneamente a piacersi senza giudicarsi. Il germe della disistima non è innato. Sono i genitori che, al fine di spronare i propri figli, possono abituarli a operare continui paragoni tra il loro operato e il comportamento altrui: “guarda Giacomo come è bravo, come è educato”. Il bambino, diventato adulto, avrà appreso a giudicarsi e a confrontarsi con indubbio condizionamento per le sue prestazioni. Ancora più gravi per l’autostima sono i giudizi definitivi: “tu non riuscirai mai a fare nulla nella vita, sei un cretino”.

Che cosa fare. Smetti di pensare a tutte le frasi che ti hanno detto. Tu non sei quella persona.

Dentro di te ci sono parti autentiche che hanno voglia di esprimersi. Cerca di darti il permesso di vivere scrollandoti di dosso i pesi che ti porti dietro da tempo. Fai uscire il tuo talento. Tu vai bene così come sei.

  • Invidia. Giudizi e paragoni continui non fanno che alimentare la tendenza all’invidia nei confronti degli altri, che ci appaiono quindi più fortunati, più intelligenti, più belli. Il successo degli altri è una sconfitta personale.

Che cosa fare. Se sei troppo invidioso vuol dire che non ti ami, che non ti vai bene. Mettiti in ascolto dell’invidia, cerca di capire perché la provi. Anche tu sei speciale. Anche tu puoi raggiungere i tuoi obiettivi se cominci a credere nelle tue potenzialità. L’invidia ti fa perdere tempo, ti fa stare male e non ti aiuta a vivere e a realizzare i tuoi sogni.

  • Perfezionismo. La frustrazione per il mancato superamento di una delle cosiddette tappe della vita o l’ansia di non raggiungerla ci mettono di fronte a sentimenti di inadeguatezza. A questo punto possiamo lasciarci abbattere dalla disistima oppure possiamo utilizzare le nostre risorse per raggiungere i nostri obiettivi. E così può scattare la corsa al perfezionismo di quegli aspetti della nostra persona che, in riferimento a un modello considerato vincente ci appaiono deficitari. Ci sforziamo di rendere al meglio in attività che non ci interessano, accettiamo di subire un’alta dose di stress e di super lavoro per garantirci un tenore di vita paragonabile a quello degli altri, compriamo oggetti di finto benessere, ci sottoponiamo a interventi di chirurgia estetica. Una corsa verso l’infelicità insomma in cui, nell’intento di migliorarci, non facciamo che consolidare la convinzione che, così come siamo, non andiamo bene.

Che cosa fare. Mettiamo al bando gli schemi, le regole predeterminate, i falsi bisogni e impariamo ad ascoltarci, agendo come la nostra vera natura ci suggerisce. Non serve a nulla tentare di essere quello che non si è.

  • Il lamento. Pur riconoscendo che ci sono dei momenti negativi, dei momenti difficili della vita che vanno espressi, sostenuti e compresi, la cosa importante è non fare diventare il lamento un’abitudine. Pensiamoci bene: se è l’azione che determina il cambiamento, come possiamo attivare una trasformazione positiva se continuiamo a riempire la nostra testa di parole debilitanti, che attivano stati d’animo negativi? Come possiamo alimentare il nostro benessere se continuiamo a concentrare la nostra attenzione sul problema e sul limite, trascurando risorse e potenzialità? Le lamentele sono un buco nero nel quale l’energia si disperde.

Che cosa fare. Smettiamo di lamentarci e cominciamo a potenziarci, a rispettarci, a valorizzarci e ad amarci.

L’ansia, i paragoni, l’invidia, il perfezionismo e il lamento sono cinque modalità comportamentali che minano l’autostima e non ci permettono di vivere serenamente la vita. Darsi il permesso di liberarsi da queste dinamiche interne è il primo passo per cominciare a trovare un equilibrio interiore.

 

Bibliografia: Salvo Noè (2017), “Vietato lamentarsi”, Ed. San Paolo. Milano.