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Il burn out nelle professioni di aiuto

Il termine burn out significa “bruciato”, “esaurito”, “fuso”. Descrive la condizione di cedimento psicofisico del professionista che, lentamente, viene logorato dai continui tentativi di far fronte alle difficoltà insite nel quotidiano confronto con la propria attività professionale. Questa condizione di esaurimento lavorativo può interessare qualsiasi tipo di lavoro, ma sembra toccare in modo particolare le professioni di aiuto. Medici, infermieri, psicologi, insegnanti, educatori sono le professioni più a rischio di burn out. Come possiamo spiegare questo fenomeno? Che cos’è il burn out? E soprattutto che cosa si può fare per non cadere nella trappola di questa sindrome e preservare la propria salute mentale?

Perché le professioni di aiuto sono più a rischio di burn out

Le professioni di aiuto alla persona sono professioni che richiedono un forte coinvolgimento dell’operatore nell’esperienza emotiva della persona assistita. Questo richiede la capacità di immedesimarsi, ma al tempo stesso operare una mediazione cognitiva che permetta di non perdere mai di vista se stessi. Per operare un’efficace assistenza la condivisione emotiva è importante ma non deve prendere il sopravvento sulla mediazione cognitiva. Il rischio che si corre è di lasciarsi completamente assorbire dalle esigenze dell’altro perdendo di vista i propri limiti e i propri bisogni personali. Quando l’operatore perde di vista e non presta la dovuta attenzione ai propri limiti psicofisici il coinvolgimento emotivo e motivazionale che quotidianamente sperimenta può sfociare nel burn out. L’essere professionalmente disponibili a offrire il proprio aiuto agli altri esige sia una costante cura alle necessità altrui, sia una sana consapevolezza delle proprie esigenze. Solo così è possibile limitare il rischio di sentirsi logorati dal continuo impegno con gli utenti e prosciugati delle proprie energie fisiche e mentali.

Che cos’è il burn out

Secondo Maslach, il burn out è il risultato di una ripetuta pressione emotiva nella relazione con gli utenti che può portare all’incapacità di sostenere efficacemente lo stress. Le caratteristiche del burn out sono:

Esaurimento emotivo. L’operatore perde interesse per l’altro, con l’aumento progressivo del senso di inadeguatezza e di fallimento ed evita il coinvolgimento con le persone per distaccarsi psicologicamente dalla situazione.

Depersonalizzazione. L’operatore tratta l’utente come un oggetto e ha vari atteggiamenti spiacevoli nei suoi confronti.

Assente o ridotta autorealizzazione. L’operatore percepisce di non essere più in grado di realizzare una relazione terapeutica efficace, avverte una caduta dell’autostima e della fiducia nelle proprie capacità personali e professionali.

Diversi autori concordano nel definire il burn out non come un evento isolato, ma come un processo evolutivo che conduce l’operatore alla graduale perdita di interesse per la propria attività professionale e al progressivo disimpegno psicologico dal lavoro.

Edelwich e Brodsky considerano il burn out come un processo reversibile che conduce alla graduale perdita della spinta motivazionale. Questo processo comprende cinque stadi: l’entusiasmo idealistico, la stagnazione, la frustrazione, l’apatia e l’intervento.

L’entusiasmo idealistico. Inizialmente l’operatore, spinto da forti ideali professionali e da un sincero entusiasmo, decide di intraprendere una professione di aiuto, spesso senza una matura consapevolezza delle difficoltà della professione. Egli mosso da aspettative di onnipotenza e da obiettivi, alle volte, irrealistici investe ogni sua risorsa nel lavoro.

Stagnazione. L’operatore, scontrandosi con la realtà professionale, realizza che il lavoro non sempre soddisfa appieno le sue attese. Egli constata che, spesso, all’enorme investimento di energie e risorse non corrisponde un congruo riscontro in termini di riconoscimento. Il lavoratore ha bisogno di risultati per rafforzare la propria autostima, ma nelle professioni di aiuto i risultati non sempre sono quantificabili.

Frustrazione. È una fase critica in cui l’operatore sperimenta forti sentimenti di fallimento, colpa e vergogna, matura la convinzione di non valere nulla, inizia a ritirarsi emotivamente dal lavoro, sia nei confronti dei colleghi che nei confronti degli utenti. Le difficoltà appaiono come ostacoli insormontabili. Il divario tra ideale e realtà è talmente profondo da divenire incolmabile, bruciante. L’operatore si sente sempre più frustrato, disilluso e mette in discussione le proprie capacità di assistere gli utenti, con seri rischi per la propria autostima. Si trova a un bivio: deve scegliere se percorrere la strada del cambiamento evolutivo o abbandonarsi all’indifferenza e all’alienazione, incorrendo nel burn out.

Apatia. Conseguentemente al mancato superamento del senso di impotenza e frustrazione, l’operatore cade nell’apatia, nella freddezza emotiva e nell’impersonalità razionale: l’operatore è in burn out. La passione e l’impegno per la propria professione si spengono completamente: dall’empatia iniziale si passa al disimpegno emozionale.

Intervento. È importante sottolineare che il burn out non è una sindrome cronica, un processo irreversibile: è possibile intervenire in qualsiasi momento per attenuare il disagio e ritrovare entusiasmo e passione per il proprio lavoro.

Sintomi

La sindrome del burn out si presenta come una costellazione di sintomi riscontrabili sia a livello psicofisico che comportamentale.

Tra i sintomi fisici possiamo menzionare:

  • Senso di affaticamento e sfinimento fisico
  • Pressione bassa
  • Svogliatezza
  • Disturbi del sonno
  • Cefalea
  • Mal di schiena
  • Tensione muscolare
  • Aumento o diminuzione del peso corporeo
  • Disturbi gastroenterici
  • Ulcera
  • Respiro corto
  • Abbassamento delle difese immunitarie

A livello psicologico, i sintomi tipici del burn out sono costituiti da:

  • Sensazione di fallimento, frustrazione e delusione
  • Sensazione di ridotta realizzazione professionale
  • Sensazione di immobilismo
  • Alterazione del tono dell’umore, negativismo, rabbia
  • Ansia
  • Depressione
  • Disistima
  • Perdita di sentimenti positivi nei confronti degli utenti
  • Senso di colpa
  • Sospetto e paranoia
  • Diniego del disagio
  • Rigidità di pensiero e resistenza al cambiamento

Oltre alle manifestazioni di sintomi psicofisici, il lavoratore in burn out presenta tipici comportamenti disfunzionali attuati per limitare le devastanti conseguenze del disagio, nella recondita speranza di sopravvivere alla professione.

Tra i principali comportamento adottati possiamo annoverare:

  • Riluttanza a recarsi al lavoro ogni giorno, frequenti ritardi e alto assenteismo
  • Distacco emotivo dal lavoro e dalla relazione con l’utenza
  • Isolamento e ritiro
  • Evitamento di discussioni con i colleghi
  • Impazienza
  • Procrastinazione degli appuntamenti con gli assistiti
  • Atteggiamenti negativi verso gli utenti (cinismo, indifferenza, disinteresse)
  • Atteggiamento colpevolizzante nei confronti degli utenti
  • Scarsa capacità di ascolto
  • Conflitti familiari
  • Abuso di farmaci

 

Prevenzione

La formazione rappresenta uno dei più importanti fattori di protezione perché si configura come un vero e proprio momento educativo alla professione. Nel corso della formazione universitaria è importante favorire l’acquisizione dei risvolti emotivi connessi alla relazione con l’utente. È inoltre fondamentale informare sui rischi collegati alla definizione di aspettative e obiettivi professionali poco realistici. Successivamente sarà indispensabile realizzare incontri di supervisione e programmi di formazione continua in modo che il professionista non perda mai la capacità di “saper stare nella relazione”, cioè essere attento all’interezza esperienziale e comunicativa dell’utente.

Sostenere l’operatore cercando di prevenire i campanelli d’allarme relativi al burn out è uno degli obiettivi di una didattica formativo – attiva. Parlare dei propri problemi con i colleghi può ridurre la tensione emotiva dell’operatore e consentirgli di non sentirsi isolato perché riscontra i suoi stessi problemi anche nelle esperienze di lavoro dei colleghi. In questo modo l’operatore potrà percepire anche l’atmosfera del gruppo di lavoro in termini positivi, cosa che risponde a un bisogno fondamentale e contribuisce a proteggerlo dall’esaurimento emotivo, oltre ad aiutarlo a proporsi con un atteggiamento di maggiore disponibilità verso l’utenza, rinforzando così l’immagine di sé come operatore in grado di svolgere efficacemente i suoi compiti.

È fondamentale che l’operatore si senta motivato e gratificato dal proprio lavoro, non solo economicamente, ma soprattutto come professionista al servizio dell’azienda, nell’interesse dell’utenza. Sentirsi responsabili del benessere altrui e percepirsi competenti nel prestare la giusta assistenza induce, infatti, un appagante senso di coinvolgimento emotivo che allontana il rischio di burn out.

Trattamento

Affrontare il burn out può essere difficile, è un processo lungo che richiede tempo. Si tratta di una importante crisi lavorativa che può però trasformarsi in un’occasione di riflessione. È importante fare tesoro e ricavare una lezione da ciò che si sta vivendo e una volta recuperata un po’ di energia, identificare i punti su cui lavorare per evitare nuove ricadute.

Se è vero che il burn out riguarda anche l’organizzazione lavorativa, che dovrebbe rimettersi continuamente in discussione per migliorare le condizioni di lavoro ed evitare l’esaurimento professionale, tuttavia è responsabilità di ciascuno di essere attento e consapevole disé stesso, rispettarsi, mettersi dei limiti e prendere del tempo per sé.

Le persone che hanno vissuto una situazione di burn out provano generalmente delle paure e delle incertezze legate alla loro capacità professionale. Sarà quindi necessario un “lavoro su di sé” affinché il ritorno al lavoro sia vissuto con serenità e soddisfazione. Il burn out può rappresentare un’occasione per riflettere sulle aspettative e sul senso che si attribuisce al proprio lavoro e su ciò che è importante dal proprio punto di vista. Su questa base, grazie a un aiuto professionale, sarà possibile costruire un nuovo progetto lavorativo che tenga conto dei propri limiti e delle proprie possibilità

Vi è capitato di oltrepassare i vostri limiti? Vi sentite frustrati, inadeguati, esauriti? Guardate al burn out come un avvertimento, un segnale di ciò che dovete cambiare nel vostro lavoro. Ogni momento di crisi, se affrontato in senso evolutivo, può essere un’occasione di crescita e di maturazione.

 

Bibliografia:

Federici A., Lussu A., Tortorelli M. (2006), La relazione e l’operatore socio–sanitario, Carocci, Roma.

 

Tronci L. (2019), Burnout e Dipendenza da lavoro nelle Professioni Sanitarie, Collana Ebookecm.it.