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Il dialogo interiore che alimenta le emozioni

Quando un evento produce in noi una reazione emotiva, non è l’evento in sé a produrla, ma la nostra interpretazione dell’evento mediata dai nostri schemi mentali. Per questo motivo a fronte di uno stesso evento diverse persone possono avere reazioni emotive differenti. E’ importante quindi  diventare consapevoli dei propri schemi mentali e di quei modi di interpretare la realtà che possono farci sentire male anche senza alcuna ragione razionale, è importante imparare a riconoscere i pensieri irrazionali che possono condizionare il nostro mondo emotivo.

Di pensieri irrazionali possono essercene a migliaia. Credenze limitanti, opinioni svalutanti di noi stessi, dialogo interiore che inibisce e scoraggia: tutto questo può assumere le forme più disparate e interporsi tra noi e il mondo, innescando reazioni emotive disfunzionali.

La terapia razionale – emotiva elaborata da Albert Ellis  raggruppa i pensieri irrazionali in 5 categorie:

Doverizzazioni. Consiste nel considerare un’esigenza come imprescindibile, quando invece è semplicemente un’opzione. Le parole chiave di questi pensieri sono “devo/devi” e “assolutamente”. “Devo assolutamente averlo”, “la casa deve essere perfettamente in ordine”, “è necessario che questo accada”, “è fondamentale che gli altri si comportino così”.

Insopportabilità. E’ la trasfigurazione di un aspetto non desiderato delle cose e delle persone nel loro totale rifiuto e nel disgusto. Non si tollerano cioè scostamenti dai propri standard e dalle proprie aspettative. “Una cosa così è intollerabile”, “quando una persona fa così non la sopporto proprio”. Naturalmente il mondo invece è imperfetto e fallibile, diventando così fonte continua di frustrazione e rabbia.

Valutazioni globali. In questo genere di pensieri una singola macchia viene estesa all’intero e una persona viene giudicata senza appello anche sulla scorta di un singolo comportamento ritenuto inidoneo e inaccettabile. Una imperfezione, un errore compiuto, una disattenzione, diventano così un giudizio totale e una macchia indelebile. Nello specifico questi pensieri prendono corpo con valutazioni secche espresse attraverso giudizi. “E’ un idiota, un fuori di testa”, “sono un incapace un imbranato, un fallito”.

Catastrofizzazioni. Ciò che è solo spiacevole o fastidioso o leggermente frustrante viene esagerato e definito come una catastrofe assoluta. Frequentemente ciò viene proiettato su eventi che ancora non sono  neppure accaduti ma solo immaginati, dando origine a forti stati d’ansia. “L’esame andrà malissimo e questo sarà intollerabile per i miei genitori”.

Indispensabilità. Questo genere di pensieri trasforma in un bisogno assoluto ciò che sarebbe semplicemente preferibile. “La maglia deve essere di Armani”, “senza il loro appoggio non possiamo farcela”. Il diniego del mondo che a volte non si inchina ai nostri voleri provoca forte rabbia e ostilità.

Come si può intuire questi pensieri a volte si intrecciano e fluiscono l’uno nell’altro. Ad esempio: “lei mi ha detto che non mi ama più, perché una cosa così terribile è successa proprio a me?” si può tradurre in: “senza di lei non potrò essere felice (indispensabilità) e “è tremendo che mi sia accaduta una cosa simile” (catastrofizzazione).

In realtà dietro i pensieri irrazionali si nascondono delle caratteristiche psicologiche che ne costituiscono i fondamenti. Vediamone alcune:

  • Bisogno assoluto di essere amato: necessità di avere conferme affettive, senza le quali la persona si sente sperduta, disperata.
  • Intolleranza all’essere valutato e giudicato: bisogno di essere continuamente approvati, incapacità di reggere una critica o una messa in discussione.
  • Ambizione alla perfezione: si pretende la perfezione da sé e dagli altri.
  • Illusione di controllo: si pretende che le cose siano sempre sotto il nostro controllo, non si tollerano gli imprevisti.
  • Fatalismo: è la convinzione di non poter incidere minimamente su cose ed eventi.
  • Pessimismo radicale: le cose sono orribili, il mondo è una catastrofe, le persone sono inaffidabili, se qualcosa può andare male lo farà.
  • Evitamento: le cose sono troppo difficili, meglio scappare. Alla base c’è una mancanza di fiducia nelle proprie risorse.
  • Dipendenza funzionale: bisogno degli altri per portare a compimento le cose.
  • Io sono fatto così: è l’idea che si è fatti in un certo modo e questo è immodificabile.
  • Incapacità di tollerare le differenze: la differenza spaventa ed è rigettata come un attacco alla propria identità. Alla base c’è una personalità insicura che ha bisogno di aggrapparsi a punti fermi.

Questo è solo un parziale elenco delle assunzioni e delle rigide idee che possono fare insorgere in noi paesaggi emozionali in grado di causarci malessere e sofferenza.

E’ importante prendere coscienza del proprio dialogo interiore e lavorare sui pensieri irrazionali che ci animano, trasformandoli in pensieri più flessibili, più razionali e utili.

Vediamo come si possono mettere in discussione i propri rigidi schemi di pensiero:

Doverizzazione: anziché “devo/ devi” si può pensare: “sarebbe bello, ma non è un’esigenza”, “davvero ho un bisogno assoluto di questa cosa? Davvero non ho alternative?”, “perché le cose devono andare per forza come voglio io?”, “le persone sono diverse, non temiamo né speriamo le stesse cose, ognuno ha la sua via”.

Catastrofizzazione: anziché “è tremendo, è orribile” si può pensare: “è spiacevole, non è semplice accettare questo”, “sarebbe davvero la fine del mondo se accadesse questo?”, “davvero non posso affrontare questo e uscirne più forte e più ricco?”.

Valutazioni globali: anziché “sei un idiota”, “sono un buono a nulla” si può pensare: “questo tuo comportamento non mi è piaciuto”, “questa volta ho sbagliato”.

Indispensabilità: anziché “devo assolutamente avere”, “non posso fare a meno di”, “non posso vivere senza” si può pensare: “mi piacerebbe molto”, “alcune cose mi farebbero piacere ma se non le ottengo non è la fine del mondo”, “mi fa sentire meglio ma posso vivere anche senza”.

Insopportabilità: anziché “non tollero” si può pensare: “mi dispiace che”, “è fastidioso ma non è insopportabile”, “e se dietro questo fastidio ci fosse la mia resistenza a qualcosa? A cambiare? A crescere?”.

Riconoscendo il nostro dialogo interiore e mettendo in discussione le nostre idee irrazionali possiamo sfruttare tutto il nostro potenziale, trarre il meglio dalle situazioni per noi e per gli altri e  migliorare considerevolmente la nostra vita.

 

Per approfondire: Gianfranco Damico, “Le emozioni sono intelligenti”, Feltrinelli.