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Il lavoro sui sogni in psicoterapia

I sogni hanno sempre affascinato gli uomini, fin dall’antichità. In passato gli veniva attribuito un valore profetico e divinatorio: gli Antichi ritenevano che nel sogno gli dei entrassero in comunicazione con i mortali per avvertirli o costringerli a compiere certe azioni. Il sogno era dunque considerato come un ponte gettato verso lo svelamento di un futuro sfuggente.

 

Freud e il significato dei sogni

Questa concezione dei sogni venne demolita dalla teoria freudiana nel ‘900. Freud negò ai sogni una funzione profetica, ma attribuì loro un potente carattere simbolico.  Per Freud i sogni servono a comprendere il soggetto che sogna, non il futuro e i disegni divini. Per la sua teoria, Freud si fondò sull’interpretazione dei sogni raccontati dai suoi pazienti. Analizzando le rappresentazioni, apparentemente senza senso, che si svolgevano ogni notte nell’inconscio dei suoi pazienti, Freud scoprì lo schema di una struttura del sogno, una serie di regole nascoste che si concatenavano con uno scopo preciso.  Il sogno è la proiezione di un passato pulsionale rimosso che si ripresenta in forma mascherata. Il sogno è un rituale regressivo che soddisfa un inconscio desiderio rimosso di natura libidica.

 

L’interpretazione di Alfred Adler

La psicologia di Adler attribuisce al sogno un’indubbia importanza, nel lavoro terapeutico, ma lo interpreta seguendo un indirizzo finalistico, che recupera una visione prospettica. Essa vede il sogno come un ponte che collega passato, presente e  futuro mediante il quale l’individuo, utilizzando elementi tratti dal suo vissuto, collauda preventivamente la sua posizione verso un determinato problema. Questa posizione interpretativa consente certo di avvertire in alcuni casi la realizzazione di desideri rimossi ipotizzata da Freud, ma permette anche di escluderla, senza richiamarla in modo forzato. L’immaginazione onirica è un ponte che ha il compito di addestrare il soggetto, anche mentre dorme a vivere quei sentimenti e quelle emozioni indispensabili per convogliare le proprie energie verso i propri obiettivi prefigurati. Il sogno consente di garantire l’omeostasi interna, la costanza dello stile di vita: attraverso le immagini oniriche chi sogna rimette ordine nelle esperienze diurne a partire dai propri schemi di pensiero (la propria idea di sé, del mondo e il proprio ideale di personalità). Durante il sonno con sogni il cervello si ripiega in se stesso occupandosi delle informazioni provenienti dall’interno ed elaborando strategie inerenti i futuri orientamenti dell’individuo. Il sogno sarebbe quindi il risultato di un ordine imposto al caos , una sintesi creativa, costruttiva, prospettica, tesa a dare un senso più che a nascondere significati inconfessabili. Si ha quindi una sorta di prova generale di comportamenti e atti istintivi: le informazioni nuove vengono confrontate con i vecchi schemi codificati, per una messa a punto dei programmi. Le finzioni onirico immaginative legano l’individuo al proprio passato e lo proiettano attraverso la cenere emozionale residua verso l’avvenire. Ciò che resta dei sogni sono le emozioni suscitate, è in esse lo scopo. Anche i sogni non ricordati influenzano il sognatore attraverso le emozioni che trasmettono.

 

Esistono persone che non sognano?

Alcune persone ritengono di non sognare perché non ricordano il loro sogni, ma non esistono persone che non sognano. Viviamo i sogni durante la fase REM. Gli occhi si muovono continuamente sotto le palpebre chiuse come se chi sogna fosse perso in un’esperienza misteriosa, emozionante ed estremamente intima. Nello stesso tempo la muscolatura è completamente rilasciata. La fase dei sogni è di importanza vitale per ogni persona. I sogni sono indispensabili per un sonno davvero sano, anche se la maggior parte di essi è già dimenticata prima del risveglio. Un esperimento ha potuto stabilire come alcuni volontari, sistematicamente privati delle sole fasi REM, dopo solo un paio di notti senza sogni sviluppassero uno stato di crescente irrequietezza e non fossero più in grado di reagire normalmente. Durante le notti seguenti le stesse persone, non più disturbate, mostravano un estremo bisogno di recupero, tanto che le fasi di sogno si prolungavano più del normale. Evidentemente i sogni servono a scaricare l’individuo dalle tensioni psichiche della giornata, sono un’officina di riparazione dell’anima.

 

Linguaggio onirico

L’aspetto criptico – allegorico dei sogni non è dovuto a sottili finalismi censori dell’inconscio ma alla peculiarità del codice di natura primitiva a cui si ispira il linguaggio onirico. Nel sogno ci si serve della logica privata: il bisogno di comunicare a noi stessi il nostro passato per legarci al futuro si manifesta nella forma più primitiva e arcaica. Il sistema per immagini simboliche è una modalità di rappresentazione tipica dei primissimi anni di vita, sempre potenzialmente presente nell’individuo.

Nel sogno il simbolo è il prodotto di una costruzione privata dell’individuo, esso quindi ha sempre un aspetto soggettivo. Nei sogni il soggetto ritorna a utilizzare la sua logica privata, distante dal senso comune. Il sogno è incomprensibile per gli altri e spesso anche per noi se usciamo dal contesto, dalla prospettiva infantile, per immetterci nello stato di veglia.

 

Come si lavora sui sogni in psicoterapia?

I sogni raccontati dai pazienti, nel corso di una seduta di psicoterapia, sono sempre materiale molto utile e preziosa fonte di informazioni, nel corso del lavoro terapeutico. E’ importante, oltre al racconto in sé, chiedere al paziente anche di riferire l’emozione che il sogno ha suscitato.

Il modo in cui il paziente racconta il suo sogno, ciò che ricorda viene definito “contenuto manifesto”. L’interpretazione del sogno consiste nel risalire, attraverso un lavoro di libere associazioni, dal contenuto manifesto al “contenuto latente” che dà significato al sogno. Nel lavoro di interpretazione del sogno non bisogna partire da idee preconcette, ma lavorare insieme al paziente, mediante le libere associazioni allo svelamento dei suoi simbolismi e della sua logica privata.

 

Un esempio clinico: un sogno ricorrente

Carlo mi riferisce un sogno ricorrente che gli causa angoscia al risveglio: sogno spesso di essere su un’automobile che perde il controllo. Nel sogno sono sempre dal lato del passeggero e sta guidando qualcun altro a una velocità che non è la mia, temo che perderò il controllo.

Dal lavoro sul sogno riconosciamo che attraverso di esso Carlo esprime il suo conflitto attuale. Egli non si sente in grado di mettersi alla guida della sua vita, ma sente il bisogno di farsi guidare. Al tempo stesso affidare ad altri la guida è un’esperienza destabilizzante che non fa che alimentare l’insicurezza. Carlo dovrà lavorare per ritrovare il coraggio di riprendere il controllo del suo veicolo e della sua vita.

 

Per approfondire: Ferrigno G. ,“Riflessioni interdisciplinari sul sogno”,Riv. Psicol. Individ., n. 39 (1996)