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La Vittima, il Persecutore e il Salvatore

“Tutto il mondo è un palcoscenico e tutti, uomini e donne, non sono che attori. Hanno le loro entrate e le loro uscite; ciascuno nella sua vita recita diverse parti”. William Shakespeare

Ognuno di noi, in quasi tutte le occasioni che incontra nella vita, interpreta un ruolo principale. I tre ruoli fondamentali, proposti dallo psicoanalista americano Stephen Karpman (1968), sono: il Persecutore, la Vittima e il Salvatore.

Questi ruoli, se portati avanti in modo legittimo, non sono negativi. Lo diventano invece, quando vengono usati allo scopo di manipolare gli altri.

 

Ruoli legittimi e produttivi:

Vittima positiva: chi è ammalato e cerca qualcuno che lo aiuti, chi chiede aiuto con la voglia di trovare delle soluzioni.

Persecutore positivo: chi decide dei giusti limiti e li fa applicare. Chi pone delle regole per fare crescere e non per farti sentire sbagliato

Salvatore positivo: chi aiuta il prossimo a vivere meglio con rispetto delle possibilità e competenze dell’altro, senza creare vincoli di gratitudine.

 

Ruoli illegittimi e negativi:

Vittima negativa: soffre, piange e si dispera ma non è disposto a cambiare e a risolvere il suo problema. E’ una persona lamentosa che non si assume le responsabilità dei propri problemi e non si attiva per risolverli.

La Vittima manipola in quanto cerca di instillare il senso di colpa nel Persecutore, che considera all’origine della sua sofferenza e cerca di far sì che il Salvatore si attivi nel tentativo di aiutarlo.

La Vittima usa questa posizione per ottenere il massimo di riconoscimento e di aiuto dagli altri. E’ in una continua posizione di attesa e di pretesa. E’ ipersensibile nell’interpretare gli avvenimenti come congiure, ingiustizie nei propri confronti.

Persecutore negativo: chi dà regole irragionevoli o fa applicare quelle esistenti con brutalità. Il Persecutore dà norme e limiti che aumentano il malessere e la dipendenza. E’ ipercritico e svalutante, ha sempre un motivo, secondo lui valido, per diventare violento e punitivo. Usando l’intimidazione, mette in atto un gioco manipolativo che serve solo a creare una corte di persone sottomesse, da dominare. L’aggressività del Persecutore non è sempre fisica, anzi spesso è verbale, morale e psicologica. Sarcasmo, critica, giudizi forti e taglienti, atteggiamento supponente sono le sue armi che offendono e feriscono.

Salvatore negativo: chi propone il suo aiuto senza che nessuno glielo abbia chiesto o fa in modo che gli altri dipendano da lui a causa del loro debito di gratitudine. Il Salvatore negativo non favorisce la crescita e l’autonomia dell’altro perché ne svaluta le capacità. Un esempio è chi con la scusa di aiutare gli altri li mantiene in uno stato di dipendenza.

Preoccupandosi dei bisogni altrui, il Salvatore finge di non aver mai bisogno di nessuno e aiuta gli altri in quegli ambiti in cui farebbero bene ad autogestirsi. Nel giocare il ruolo di Salvatore, la persona trova un apparente e momentaneo sollievo alla propria solitudine, generando l’illusione di vivere una relazione affettiva. Si crea così il paradosso di un aiuto dato per il proprio bisogno, in cui l’aiuto non richiesto può essere colto come un’invasione, una prevaricazione soffocante.

Il Salvatore non riconosce i propri bisogni e cerca di risolvere negli altri ciò che farebbe bene a risolvere in se stesso. Egli costruisce una facciata di grandezza, generosità e altruismo per coprire un senso di inadeguatezza, di inutilità e di vuoto.

Ognuno di noi, anche senza rendersene conto, vive i suoi giorni recitando delle parti come se fosse sul palcoscenico di un teatro. Chi ha adottato un ruolo è propenso a scegliere amici e compagni complementari.

Solo un percorso di consapevolezza può farci capire che ruolo negativo stiamo mettendo in atto e come uscirne fuori, perché ogni ruolo negativo porta con sé problemi irrisolti e difficoltà nella vita relazionale.