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L’autostima

L’autostima è la considerazione che abbiamo di noi stessi, il valore che ci assegniamo. E’ il continuo risultato di una valutazione delle nostre azioni, pensieri e sentimenti da parte di un “io osservante” nei confronti di un “io osservato”.

 

Spesso l’autostima è assimilata alla fiducia in sé stessi ma in realtà si tratta di concetti diversi.

 

  • La fiducia in se stessi si basa su ciò che ci sentiamo capaci di realizzare in un determinato contesto. Si fonda su una valutazione delle risorse a nostra disposizione per fronteggiare una data situazione. Si può avere grande fiducia di sé in un contesto preciso che conosciamo bene e sentirsi privi di mezzi in un’altra situazione sconosciuta.

 

  • L’autostima si basa invece sul valore che pensiamo di avere ed è dunque meno fluttuante della fiducia in se stessi. Si fonda sulla congruenza tra il Sé reale e il Sé ideale, tra ciò che siamo e gli obiettivi che ci proponiamo di raggiungere, in modo più o meno consapevole.

 

L’autostima trova in gran parte le sue radici nella nostra infanzia, in particolare nelle relazioni che abbiamo avuto con i nostri genitori. Il bambino gradualmente intuisce di essere una persona degna, capace, unica e importante dall’attenzione che i genitori gli rivolgono. Vede e sente se stesso riflesso nel loro amore, nell’approvazione e nell’attenzione che dimostrano alle sue esigenze e apprende come cercare di guadagnarsene il consenso e i comportamenti che, al contrario, provocano reazioni di disapprovazione. Come i genitori vedono il bambino, nella prima infanzia, determina come il bambino vede se stesso: egli non dispone di altro punto di riferimento, di altro specchio che rifletta che tipo di persona egli sia e se sia degno di essere amato.

 

L’autostima incide sulla qualità della vita , perché chi ha poca autostima soffre. Chi dubita del proprio valore non raccoglie alcuna sfida, esita a mettere in pratica capacità che non si riconosce. Vede le cose in piccolo, per la sua vita, e ha l’impressione di non meritare di più. Al contrario una buona autostima stimola l’individuo ad allargare i propri confini, a osare nuove esperienze, a confrontarsi con l’ignoto, cioè anche con l’insuccesso, che saprà superare. Per questo ha più possibilità di riuscire. Saprà reinventarsi ed essere allo stesso tempo perseverante. Vedrà le sconfitte come incidenti di percorso da cui trarre insegnamenti, non le vivrà come catastrofi. Chi ha una buona autostima avrà armi migliori per realizzare i propri sogni.

 

L’autostima e il rispetto di sé influiscono anche sulla qualità delle relazioni amorose. Una persona con una debole autostima potrà essere eccessivamente difesa o arrivare a non proteggersi e farsi mancare di rispetto: non amandosi non può pensare di essere amata e potrà arrivare a farsi maltrattare e accettare comportamenti poco riguardosi nei propri confronti o all’opposto potrà dubitare dell’amore del compagno e vivere ogni disputa con  angoscia, come se l’esito catastrofico del conflitto fosse certo. Al contrario, un individuo sicuro di sé, che si vuole sufficientemente bene, allontanerà e rifiuterà ogni persona che non lo rispetta e spenderà meno energia a cercare nello sguardo altrui la conferma del proprio valore: sarà dunque più disponibile per una buona relazione, equilibrata, appagante, luminosa.

 

Chiaramente il livello di autostima non è qualcosa di definito una volta per tutte, ma varia in funzione di molti parametri. La sicurezza di base è il primo elemento su cui si fonda la stima di sé. Poi intervengono l’identità, l’appartenenza, la competenza e la determinazione ad apportare continue modulazioni e oscillazioni. A condizione che le oscillazioni non giungano a delle soglie critiche, le variazioni dell’autostima forniscono un’energia supplementare alla dinamica dei desideri, motivando all’azione. Di fatto, regolarmente le persone progettano e modulano la loro esistenza in modo tale da ritrovare un livello accettabile di autostima. Per contro, quando l’autostima è eccessivamente bassa e appare quindi eccessivo il divario percepito tra Sé reale e Ideale di sé, la spinta desiderante diviene mortifera non trovando più la forza di impostare una linea compensatoria sul lato utile della vita. Il sistema difensivo messo in atto per far fronte all’angoscia risulterà quindi patologico nella misura in cui non si conformerà alle norme della vita comunitaria e patogeno perché non consentirà all’individuo di superare il suo disagio ed evolvere verso uno stato di maggior benessere.

 

In conclusione, una buona autostima è una premessa indispensabile per poter vivere in modo equilibrato i compiti vitali (amore, amicizia, lavoro) evitando di auto sabotarsi di fronte alle prove, di restare bloccati per paura di fallire e di trasformare i legami di attaccamento in dipendenza affettiva, prigione psichica dove la libertà di crescita di ciascuno è ostacolata dai bisogni infantili ereditati da un passato mai del tutto superato. Il livello di autostima non è mai fissato una volta per tutte. Tuttavia quando si mantiene basso per un lungo periodo di tempo appare indipendente dalle circostanze e più intimamente legato all’immagine che la persona ha di se stessa. In questi casi è indispensabile intraprendere un lavoro di riconciliazione con il proprio passato, di accettazione del proprio “essere imperfetto”, di armonizzazione delle proprie aspettative ideali allo scopo di far rinascere le proprie personali possibilità evolutive.

 

Per approfondire in un’ottica adleriana suggerisco questa lettura:

Varriale C. (1998), Individualpsicologia e cognitivismo: una lettura integrata di alcuni costrutti basici, Riv. Psicol. Indiv. n.43