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Peter Pan

Tutti i bambini crescono, meno uno. Sanno subito che crescono, e Wendy lo seppe così. Un giorno, quando aveva tre anni, e stava giocando in giardino, colse un fiore e corse da sua madre. Doveva avere un aspetto delizioso, perché la signora Darling si mise una mano sul cuore ed esclamò, “Oh, perché non puoi rimanere sempre così!”. Questo fu quanto passò fra di loro circa l’argomento, ma da allora Wendy seppe che avrebbe dovuto crescere. Tu sai questo quando hai due anni. Due anni sono l’inizio della fine.

(J.M.Barrie)

 

Esistono persone capaci di restare per sempre giovani, nella loro testa, si chiamano in modo popolare Peter Pan. Si tratta di persone, più spesso di sesso maschile, che non arrivano mai a superare quella fase egocentrica, narcisistica e immatura propria dei bambini. Benché questo profilo costituisca un funzionamento riconoscibile a livello comportamentale, non si tratta di una patologia descritta nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM -5). Ma, quando abbiamo a che fare con loro, questi Peter Pan si riconoscono, perché presentano atteggiamenti che ci portano a dire di loro che sono persone immature, irresponsabili. Lo psicologo Dan Kiley ha definito questo “tipo” comportamentale ne “La sindrome di Peter Pan: gli uomini che non vogliono crescere”.

 

Come individuare l’eterno Peter Pan?

Naturalmente i Peter Pan non sono tutti uguali: esistono molti modi di manifestarsi di questi tratti di comportamento che, se portati all’estremo possono anche sfociare in problematiche e sindromi vere e proprie. Vediamo quali tratti e modi di fare sono presenti in modo ricorrente in queste persone:

 

  • La paralisi emotiva. Non sono uomini insensibili, anzi, ma non hanno accesso alle loro emozioni. Sono come spettatori della vita emotiva. Negli scambi sociali interpretano un personaggio: per mostrare che sono felici o benevoli, indossano un sorriso forzato e “pensato”, poco naturale. Quando sono tristi faticano a esprimerlo e preferiscono chiudersi in se stessi. Così possono apparire scontrosi. Dopo una lite con la loro partner, restano distanti e immobili, come se attendessero che la situazione si risolvesse da sola. E’ sempre l’altro a dover fare il primo passo, loro non sanno cosa fare.
  • Non sono egoisti, perchè possono essere anche molto generosi, ma sono egocentrici. Come fossero bambini il mondo gira intorno a loro, alle loro credenze, alle loro abitudini, cui sono molto legati.
  • La capacità di seduzione. L’uomo bambino seduce immancabilmente il genere femminile. Gli piace piacere e la sua giovialità, unita alla finezza, gli permette di riscuotere un certo successo. Anche quando gli anni passano, resta giovanile, fresco negli atteggiamenti e nei modi di fare.
  • Lo spirito di reattanza. E’ quella caratteristica per cui una persona reagisce con forza a tutto ciò che gli dà l’impressione che minacci la sua libertà, tanto da infastidirlo in maniera epidermica e risultargli insopportabile. Il nostro Peter Pan detesta avere l’impressione che lo si voglia costringere a fare questo o quello. Metterlo spalle al muro, intimargli di scegliere, decidere sono i modi migliori per perderlo. Se sente che è in ballo la sua libertà, si impunta con un rifiuto categorico. Spesso sa smarcarsi trovando una scappatoia nell’ironia.
  • La paura della serietà.Tutto ciò che è solenne e velato di serietà lo mette a disagio. Così come gli impegni definitivi, le discussioni, le situazioni drammatiche: tutto ciò che riguarda la profondità dell’affetto. Spesso gli si rimprovera di non saper dire “Ti amo”, sotto questo aspetto in effetti si dimostra molto parsimonioso. Fatica a entrare in contatto con il suo sentire, eppure è capace di affezionarsi tantissimo, non è un senza cuore. Gli costa ammettere i propri sentimenti, fa uno sforzo: lo sa questo lo impegna e poiché non ama le scelte definitive, né le grandi decisioni le evita. Usa l’umorismo per eludere queste situazioni. Anche in circostanze drammatiche cerca di “sdrammatizzare” con l’ironia. Potrebbe sembrare indifferente, ma non è così: è solo molto a disagio con questo tipo di avvenimenti. La paura della serietà va a braccetto con un gusto pronunciato per le attività ludiche. Potremmo persino dire che per lui tutto è un gioco: l’amore, la sessualità, le serate con gli amici, la quotidianità.
  • La deresponsabilizzazione. E’ la conseguenza diretta del gusto per la leggerezza e del bisogno di libertà. L’uomo Peter Pan è riluttante di fronte alle responsabilità. Detesta impegnarsi. Spesso rimane celibe a lungo. Non che non apprezzi le relazioni stabili e durature, ma è l’ufficializzazione che lo turba e, soprattutto, ciò che ne deriva in termini di responsabilità. Sposarsi significa sobbarcarsi le necessità di una famiglia, occuparsi dei figli, dei problemi della vita quotidiana. Ora, i problemi e le complicazioni sono proprio ciò che più lo ripugna al mondo. Ha bisogno di vivere il più possibile nella spensieratezza. Eppure è capace di mantenere un legame con una sola persona per molto tempo, anche per tutta la sua vita. L’importante è per lui mantenere una forma di libertà, non sentirsi sottoposto ad alcune pressione, procedere con i suoi tempi.
  • La procrastinazione. Questo tipo di uomo rimanda a domani e anche a dopodomani ciò che avrebbe dovuto fare ieri. E’ un eccellente compagno di giochi, un gaudente che sa gustare il presente senza angoscairsi per il futuro. Prevede poco e per questo può perdere occasioni interessanti. Spesso possiede grandi abilità intellettuali o artistiche che non mette a frutto. A volte può provare un senso di colpa perché sa che avrebbe potuto aspirare a qualcosa di più sul piano professionale, ma non vi si sofferma molto in nome della brevità della vita e del desiderio di positività.
  • Il pensiero magico e il diniego. Applica la tecnica dello struzzo. Rifiutando di vedere le situazioni per come sono, preferisce affidarsi al destino. Non gli viene in mente che il successo si costruisce. E’ poco portato a questo tipo di sforzo.

 

Perché funziona in questo modo?

Le cause possono essere le più disparate, ma tutte accomunate dalla mancanza di un ambiente educativo incoraggiante, capace di stimolare la crescita e di alimentare la fiducia interiore. Nelle storie cliniche  spesso si ritrovano persone che hanno avuto una relazione di dipendenza con una madre molto protettiva. Peter Pan avrebbe voluto accontentarla, ma prova a emanciparsi: da qui il gusto per la libertà. Con il padre invece, in genere non si capiscono molto, c’è la sensazione di non essere all’altezza delle aspettative paterne. In altri casi al contrario si potranno ritrovare condizioni di iperesponsabilizzazione che hanno caricato il bambino di ruoli troppo pesanti per la sua età, o ancora si potranno riconoscere vere e proprie condizioni di carenza affettiva.

 

Quali sono le conseguenze di questo funzionamento?

A forza di non prendersi alcuna responsabilità, quest’uomo rischia l’isolamento affettivo. L’eventuale compagna potrà innervosirsi perché non incontra nel suo uomo alcuno slancio per una vita in comune, alcuna progettualità. C’è il rischio che lei lo lasci o, se la coppia è sposata che si stanchi di portare sulle sue spalle il peso della quotidianità e lo accusi di immaturità. Nel corso degli anni il nostro Peter Pan potrà prendere coscienza della sua condizione di solitudine interiore e soffrirne. E’ in questo momento che, più facilmente, potrà decidere di chiedere aiuto e iniziare un percorso di psicoterapia per imparare a gestire le emozioni e i sentimenti (non sempre piacevoli) che si incontrano nella vita reale e iniziare a costruire la propria indipendenza, abbandonando “l’isola che non c’è”.