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Quando invecchiare fa paura

Il tempo passa per tutti e l’invecchiamento è un tema che riguarda tutti noi, ma invecchiare può fare molta paura. Come è possibile affrontare la crisi dell’età senile e le angosce che ad essa si possono accompagnare? Vi propongo alcune riflessioni sull’argomento scritte dalla dottoressa Marina Gallo, psicologa psicoterapeuta che si occupa da anni di psicologia dell’invecchiamento.

 

Quando invecchiare fa paura

Spesso da adulti non si pensa alla vecchiaia fino a quando nel proprio corpo o nella propria vita non iniziano ad avvenire dei cambiamenti significativi.

Già intorno ai 40 anni si parla di crisi di mezza età. In occasione delle prime rughe, dei primi valori alterati negli esami del sangue, dei primi acciacchi corporei può esserci un fugace pensiero volto al futuro e all’invecchiamento ma questo solitamente viene scacciato via o messo da parte dai numerosi impegni della vita quotidiana.

Con il pensionamento o in corrispondenza del sopraggiungere di una malattia o del decesso di una persona cara o quando il lavoro di nonni si fa meno intenso qualcosa cambia ancora ed il fantasma della vecchiaia si riaffaccia.

A molte persone la vecchiaia fa paura.

All’invecchiamento si associano l’idea della morte (per come ce la possiamo rappresentare), le fantasie sulla malattia, sul dolore, i fantasmi della solitudine ma anche il pensiero del tempo che non c’è più, delle possibilità che si esauriscono.

Il problema non è tanto relativo a questi pensieri quanto alla paura che a volte questi fanno e che spinge a ricacciarli via.

Se non si è ben consapevoli di quello che si sta vivendo possono manifestarsi sintomi di vario tipo: somatizzazioni, stati di ansia, tristezza, insonnia o chiusura, apatia e ritiro.

La consapevolezza di ciò che si prova e di ciò che spaventa è il primo passo per affrontare le difficoltà che si incontrano.

Cosa puo’ essere utile?

Accettare i propri limiti

Non si è più quelli di prima per tanti aspetti. Si è più affaticati, si hanno più dolori, si è più lenti, i sensi si ottundono, si dimentica di più. Se si rimane legati ad una immagine di sé precedente si rischia di vivere con delusione e frustrazione perché si vedranno sempre e solo le possibilità in meno, le carenze, le difficoltà in più.

E’ necessario rimanere in contatto con se stessi e giorno per giorno ri-sintonizzarsi con il proprio corpo ed i messaggi che manda.

Questo può aiutare ad affrontare quello che è il lutto della propria immagine di sé e ad accettare i propri limiti imposti dai cambiamenti nel proprio corpo, dalle malattie, dalle perdite.

Continuare a fare progetti

Spesso si associa alla vecchiaia l’idea di un tempo breve, vuoto e senza speranza.

Se può essere vero per alcuni aspetti non lo é di certo in assoluto.

Le possibilità si riducono ed il tempo si accorcia, ma un futuro e delle opportunità ci sono sempre.

Per pensare al futuro e progettare non c’è bisogno necessariamente di lunghi orizzonti e di possibilità illimitate. Si può progettare con le risorse che si hanno e per il tempo che rimane, che sia anche un solo giorno.

Vivere pensando al futuro ed ai propri progetti può essere utile.

Progettare sostiene la speranza e la vita.

Affrontare i propri nodi

Si dice che in vecchiaia tutti i nodi vengano al pettine.

La vecchiaia è il tempo dei bilanci.

Ognuno nella sua vita si trova davanti a dolori, delusioni, dispiaceri, conflitti, rabbie, rimpianti.

Quando la frenesia e gli impegni della vita lasciano maggiormente soli con se stessi si è più portati a confrontarsi con la propria vita passata e con le proprie scelte.

Anche se doloroso è importante guardarsi indietro e guardarsi dentro, è questo che permette di guardare avanti.

 

Dottoressa Marina Gallo

Psicologa-Psicoterapeuta

Studio: Piazza Caiazzo,2 – Milano

Tel. 338 3218574